Erdogan ricatta Svezia e Finlandia sulla Nato: "Estradate 30 terroristi curdi"
Il presidente turco fa pressione sui due Paesi scandinavi: al centro della disputa il sostegno, soprattutto svedese, ai curdi del Pkk, organizzazione terroristica per Ankara
Erdogan ricatta Svezia e Finlandia sulla Nato: "Estradate 30 terroristi curdi". Il presidente turco prosegue nel suo personale "azzardo": Ankara non ha ancora annunciato il proprio assenso all'ingresso di Finlandia e Svezia nell'Alleanza atlantica e il sì non sembra ancora maturo. La presa di posizione della Turchia potrebbe avere effetti imprevedibili, perché anche solo ritardando l'ingresso dei due Paesi scandinavi, renderebbe questi ultimi estremamente vulnerabili in caso di minaccia russa. È probabile che alla fine Erdogan ceda alle pressioni degli altri membri Nato, tutti d'accordo sull'allargamento dell'alleanza militare. Ma le sue perplessità non lasciano tranquilli, anche perché spesso in passato il leader turco ha dimostrato di agire in autonomia, non mostrando soggezione nemmeno nei confronti degli Stati Uniti (vedi alla voce acquisto dei missili russi S-400).
Erdogan ricatta Svezia e Finlandia sulla Nato: "Estradate 30 terroristi curdi"
"Abbiamo chiesto loro di estradare 30 terroristi, ma si sono rifiutati di farlo. Non ci rimandate i terroristi e poi ci chiedete il nostro sostegno per la vostra adesione alla Nato... Non possiamo dire sì per far sì che questa organizzazione di sicurezza sia priva di sicurezza", ha provocato il presidente turco parlando in Parlamento. Dichiarazioni in linea con quelle rilasciate nei giorni scorsi e che tengono Stoccolma ed Helsinki in sospeso.
La Turchia, infatti, è il membro della Nato con l'esercito più imponente dopo gli Stati Uniti. Le regole del trattato istitutivo dell'Alleanza prevedono che per accogliere un nuovo Paese serve l'unanimità di tutti e 30 i membri. Essendo isolata in questa "battaglia" è probabile, come scritto, che alla fine Erdogan ceda, ma vista la sua spregiudicatezza prima vorrà ottenere qualcosa in cambio del suo assenso.
L'ottimismo di Stoltenberg e i motivi del no
Lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, tre giorni fa alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Alleanza si era detto fiducioso: "Saremo in grado di venire incontro alle preoccupazioni della Turchia in modo da non ritardare l'adesione di Finlandia e Svezia". Le ruggini tra i due Paesi scandinavi e la Turchia, però, sono di vecchia data e il problema non è banale.
In particolare, Ankara non perdona loro la tolleranza nei confronti del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan che Turchia, Stati Uniti e Unione europea considerano un'organizzazione terroristica. Il movimento si batte da anni per una maggiore indipendenza della minoranza curda in Turchia, che ha risposto con una feroce repressione, spesso estesa anche alla popolazione civile. Soprattutto la Svezia ha fornito asilo politico ad alcuni membri del Pkk negli ultimi anni, rifiutandosi di estradarli in Turchia.
L'altro evento che ha deteriorato i rapporti col regime di Erdogan risale al 2019, quando sia Svezia che Finlandia sanzionarono con l'embargo delle armi la Turchia per l'intervento militare in Siria. Posizione che proprio nel vertice del 16 maggio il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha definito "inaccettabile".