Zelensky sta con Draghi e rifiuta compromessi: "Possiamo vincere"

Intervistato in esclusiva da Porta a Porta, il presidente ucraino rifiuta di riconoscere l'indipendenza della Crimea e l'autonomia del Donbass: "I russi se ne devono andare"

Zelensky sta con Draghi e rifiuta compromessi: "Possiamo vincere". Intervistato in esclusiva da Bruno Vespa a "Porta a porta", il presidente dell'Ucraina dice la sua su diversi temi: l'andamento della guerra, la posizione di Kiev sui territori contesi, la Crimea e il Donbass, e le scelte del Papa. La sintonia con il premier italiano Mario Draghi è così forte che Zelensky cita una sua frase e dice: "Draghi ha ragione, noi possiamo vincere perché stiamo combattendo per la verità e non siamo da soli". Ma al di là dell'empatia col presidente del Consiglio, le dichiarazioni più rilevanti sono quelle che riguardano l'Ucraina e la sua integrità territoriale. Come ha sempre sostenuto fin qui, non c'è nessuna possibilità di dialogo sui territori contesi con la Russia. 

Zelensky sta con Draghi e rifiuta compromessi: "Possiamo vincere"

La condizione minima per intavolare una vera trattativa è che i russi si ritirino dal territorio ucraino tornando alla situazione esistente lo scorso 23 febbraio. Ma viene difficile pensare, almeno ad oggi, su cosa possa basarsi un reale negoziato visto che Zelensky è stato molto chiaro: "non ho mai parlato di riconoscere l'indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa" e "non riconosceremo mai l'autonomia del Donbass".

In sostanza il leader di Kiev punta a ripristinare una situazione ante 2014, con la Crimea ancora parte, sia de facto che ufficialmente, dell'Ucraina e il Donbass definitivamente pacificato. Ambizione sicuramente legittima ma nei fatti impossibile da realizzare a meno di un rovesciamento di Putin, che non accetterà mai una tale mortificazione per la Russia. 

Dialogo con Putin e frecciata a Papa Francesco

Il leader ucraino lascia comunque aperto un piccolo canale di dialogo con il Cremlino, con cui "è pronto a parlare ma senza ultimatum". Anche se è lui stesso ad ammettere che sarà molto difficile mettersi alle spalle quasi tre mesi di guerra: "la questione si complica ogni giorno perché ogni giorno i russi occupano villaggi, perché molte persone hanno lasciato le loro case, sono state uccise dai russi e vedo tracce di torture e uccisioni", ha dichiarato.

Significative anche le dichiarazioni su Papa Francesco e la sua politica che ambisce, come impone il suo ruolo, a creare ponti sempre e comunque, anche in situazioni di guerra. Lo ha fatto, ad esempio, un mese fa in occasione della Via Crucis, quando una donna russa e una ucraina portarono insieme la Croce, in silenzio. Ma per Zelensky la scelta non è accettabile: "Ho grande rispetto verso il pontefice. Quando il Papa prega per l’Ucraina siamo molto grati e c’è molta fiducia verso di lui. Quando invece ha fatto vedere due persone che portavano le due bandiere, quella russa e quella ucraina, che poteva esserci amicizia tra i due popoli, non abbiamo potuto accettarlo", ha spiegato il leader del governo di Kiev.