Battaglione Azov bloccato nell'acciaieria di Mariupol
I familiari dei membri del battaglione nazionalista asserragliato nell'acciaieria Azovstal si scagliano contro il governo di Kiev: "Ci tappa la bocca perché non ne
Il battaglione Azov è sempre bloccato nell'acciaieria Azovstal di Mariupol e la situazione è sempre più disperata. I membri dell'unità militare nazionalista stanno opponendo una strenua resistenza grazie alla conformazione dell'impianto, pieno di cunicoli e bunker antiatomici. I bombardamenti sono quotidiani e nonostante i corridoi umanitari organizzati nelle ultime ore, con centinaia di civili portati in salvo, per i militari non si intravede nessuno spiraglio di salvezza. Nell'acciaieria, estesa per un'area che equivale a un quarto della città di Mariupol, si trovano anche soldati della 36ma brigata dei marines e probabilmente anche volontari della brigata internazionale. La situazione sembra bloccata e per questo i parenti dei militari ora se la prendono col governo e soprattutto contro Volodymyr Zelensky, accusato di non fare nulla per loro.
Battaglione Azov acciaieria Mariupol
"Basta chiacchiere, è ora di fare qualcosa per salvarli". È l'appello disperato che arriva da mogli, fidanzate, madri e fratelli dei soldati del battaglione Azov. "Siamo disperate, forse il nostro governo non vuole parlare di Azov e Mariupol. Stanno cercando di tapparci la bocca e di chiudere l'argomento Mariupol in modo che la gente non parli e si dimentichi della guarnigione militare. Non ci supportano”, ha dichiarato a Repubblica la sorella di un soldato del battaglione Azov chiuso nell’acciaieria.
Il rapporto tra i parenti e gli amici dei membri del battaglione e il governo è sempre più complicato e teso: ieri pomeriggio e mercoledì hanno organizzato una piccola manifestazione di protesta nel centro di Kiev per chiedere di fare qualcosa per i miliziani, diventati simbolo della resistenza ucraina. Al governo, però, la contestazione non è piaciuta per niente e i manifestanti sono stati dispersi accampando la motivazione della legge marziale attualmente in vigore, che impedisce l'organizzazione di ogni forma di protesta.
Battaglione Azov, chi sono, comandante
Il battaglione nazionalista è stato più volte accusato di avere un orientamento neonazista: lo dimostrano molte immagini di apparizioni pubbliche in cui i miliziani mostravano simboli che si richiamavano a quella precisa ideologia. Il suo leader è Denis Prokopenko, ex ultrà della Dinamo Kiev, classe 1991. Arruolato dal 2014, ha partecipato alla guerra nel Donbass contro i separatisti filorussi.
I rapporti con l'esecutivo non sono sempre stati buoni soprattutto dall'avvento di Zelensky nel 2019. Proprio in quell'anno l'ex attore aveva insignito il comandante di un'onorificenza militare ma in tutta risposta Prokopenko si era rifiutato di salutare il presidente ucraino. Uno sgarbo che il capo del governo non ha dimenticato, anche se lo scorso 19 marzo, a poco meno di un mese dall'inizio della guerra, gli ha conferito il titolo ufficiale di "Eroe ucraino" con l'Ordine della Croce d'Oro.