Massacro Bucha, identificato primo sospetto ma ci sono dubbi: "Errore della procura ucraina"

Il primo sospettato del massacro della cittadina sarebbe un bielorusso di 35 anni, Sergei Kolotsey ma un giornale indipendente di Minsk smonta la tesi della procuratrice

È stato identificato il primo sospetto del massacro di Bucha ma ci sono già i primi dubbi: "Errore della procura ucraina". La procuratrice generale ucraina Iryna Venediktova ha dichiarato che il primo sospettato del massacro di Bucha, la cui veridicità è stata smentita innumerevoli volte dalla Russia, ha un nome oltre che un volto: si chiama Sergey Kolotsey, è bielorusso e ha 35 anni. La procuratrice lo ha presentato come un "comandante della Guardia Nazionale Russa" presente nei giorni incriminati tra la fine di marzo e l'inizio di aprile nella cittadina a una quarantina di minuti di macchina dalla capitale Kiev. Ma è stato proprio il presunto colpevole a rigettare completamente le accuse, insieme a un giornale indipendente della Bielorussia secondo cui Venediktova avrebbe commesso un clamoroso errore

Massacro Bucha, identificato primo sospetto ma ci sono dubbi

La denuncia via social della procuratrice risale alla sera del due maggio. Kolotsey viene accusato di crimini di guerra in maniera molto puntuale. "La polizia ha stabilito che il 18 di marzo ha ucciso quattro uomini disarmati e poi ha torturato e sottoposto un civile a una finta esecuzione", ha scritto su Twitter. A inchiodarlo ci sarebbero anche le immagini delle videocamere di sorveglianza a Mozyr, la città bielorussa dove vive il sospettato: da un ufficio di spedizione della cittadina i soldati presunti colpevoli dell'eccidio avrebbero spedito in Russia beni rubati in Ucraina. 

Nel video si vede Kolotsey spedire in Russia il cofano di un'auto. Un dettaglio è però importante: il giovane non indossa abiti militari a differenza di altri uomini presenti nella registrazione. E lui stesso non nega di essere l'uomo inquadrato dalle telecamere ma ha una spiegazione precisa: "L’ho spedito in Russia, è vero. Ma l’ho venduto dopo aver pubblicato un annuncio di vendita prima dei fatti di Bucha. La procura ucraina incolpa chiunque spedisca pacchi in Russia?".

Il sospettato di Bucha: accuse reali o clamoroso errore?

A confermare la versione del giovane bielorusso, di professione ingegnere, c'è anche un giornale indipendente bielorusso, Zerkalo. Il quotidiano ha smentito la ricostruzione della procuratrice Venediktova raccogliendo le testimonianze di parenti, amici e conoscenti del sospettato: tutti affermano che Kolotsey lavora da cinque anni alla Mozyr Oil Refinery, una raffineria di petrolio bielorussa, e che non ha mai prestato servizio né nell'esercito russo né in quello di Minsk. 

"Voi siete fuori di testa", ha attaccato duramente il giovane sul social russo VKontakte, fornendo la sua versione dei fatti: "Voglio dire a quelli che usano queste informazioni contro me e la mia famiglia che io non ho niente a che fare con tutto questo. Non metto piede fuori dalla Bielorussia da più di due anni! Hanno fatto di me un criminale di guerra, ma io non ho niente a che vedere con le forze armate, non ho nemmeno prestato servizio nell’esercito". Se il suo racconto si rivelasse vero, l'indagine ucraina non partirebbe di certo sotto i migliori auspici.