Giornata mondiale della libertà di stampa, 3 maggio 2022
Il premio UNESCO per la libertà di stampa 2022 all'Associazione dei giornalisti della Bielorussia
Proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, per volontà della Conferenza Generale dell'UNESCO, si festeggia il 3 maggio l'anniversario della Dichiarazione di Windhoek, che enuncia i principi fondamentali del pluralismo e della libertà di espressione. La Giornata mondiale della libertà di stampa è una ricorrenza che esorta i governi a rispettare il loro impegno nel promuovere i diritti fondamentali di pensiero e parola. Come ogni anno, il 3 maggio viene assegnato il premio UNESCO per la libertà di stampa, in ricordo di Guillermo Cano Isaza, giornalista colombiano ucciso il 17 dicembre 1986 a Bogotà, davanti agli uffici del suo giornale El Espectador. Un riconoscimento che vuole premiare i contributi eccezionali in difesa o in promozione della libertà di stampa.
Il premio 2022 all'Associazione dei giornalisti della Bielorussia
Nel 2022, il premio va all'Associazione dei giornalisti della Bielorussia (AJB). Fondata nel 1995 come associazione non governativa di lavoratori dei media, l'organizzazione riunisce più di 1300 giornalisti ed è membro della Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) e della Federazione europea dei giornalisti (EFJ). Nel mese di agosto 2021, dopo una perquisizione della polizia nei suoi uffici, la Corte Suprema della Bielorussia, su richiesta del Ministero della Giustizia, ha ordinato lo scioglimento del gruppo.
"Per venticinque anni, il Premio UNESCO/Guillermo Cano ha attirato l'attenzione del mondo sul coraggio dei giornalisti che hanno mostrato sacrificio di sé nella loro ricerca di verità e trasparenza. Ancora una volta, il loro esempio ci ispira e ci ricorda l'importanza di garantire che i giornalisti, ovunque si trovino, possano lavorare liberamente e in sicurezza", ha dichiarato il direttore generale dell'UNESCO Audrey Azoulay. Il premio sarà consegnato nel corso di una cerimonia a Punta Del Este, in Uruguay, dov'è in corso la Conferenza Mondiale della Libertà di Stampa.
Il report di Reporters Sans Frontieres
A fare l’identikit dello stato di salute della libertà di stampa nel mondo è Reporters Sans Frontières (RSF) (nella originaria denominazione francese), o Reporter Without Borders (RWB), un'organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e la libertà di stampa. Le sue attività si concentrano sulla censura di Internet e sui nuovi media e a fornire assistenza materiale, economica e psicologica ai giornalisti assegnati a zone di crisi.
Secondo l’ultimo rapporto – Rsf 2021 – sono 488 gli operatori dell’informazione attualmente reclusi. La Cina è il Paese che detiene nelle proprie carceri il maggior numero di reporter, 127. Seguono Myanmar (53), Vietnam (43), Bielorussia (32) e Arabia Saudita (31). Il numero degli arresti è salito in un anno del 20% a causa delle tensioni in Myanmar, Hong Kong e Bielorussia. Emerge inoltre il dato significativo del numero di donne imprigionate, ben 60. Messico e Afghanistan restano i due Paesi più pericolosi per i giornalisti nel 2022, con rispettivamente 7 e 6 morti, seguiti da Yemen e India al terzo posto, con 4 giornalisti assassinati ciascuno.
Il documento rivela come il giornalismo sia totalmente bloccato o drammaticamente ostacolato in 73 Paesi e limitato in altri 59, che insieme rappresentano il 73% dei Paesi valutati.
La Norvegia è al primo posto per libertà per il quinto anno consecutivo. Seguono Finlandia e Svezia. E l’Italia? Si piazza al in 41esima posizione. Un ranking che dipende dalla presenza di giornalisti minacciati e sotto scorta, oltre che dallo stallo in cui stagnano le proposte di legge di tutela del diritto di cronaca e della professione.
Occhi puntati su Ucraina e Russia
Nel 2022, il tema della libertà di stampa è un tema assai dibattuto. In particolare per la guerra scoppiata in Ucraina.
In quanto a libertà di stampa, la Russia si posiziona al 150esimo posto, mentre l’Ucraina occupa la 97esima posizione. I motivi di questi scarsi risultati, per quanto riguarda la seconda, risiedono nel fatto che oggi i media ucraini appartengono per lo più ai maggiori oligarchi del paese, che detengono i principali i canali televisivi ucraini e che, inevitabilmente, rispecchiano gli interessi individuali dei loro proprietari, un business afflitto da corruzione, mancanza di trasparenza finanziaria e giochi di potere.
L’opinione pubblica internazionale ha iniziato a interessarsi alla casistica di Mosca solo in seguito all’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006, nel periodo in cui accusava Putin di aver fatto della Russia uno stato di polizia. Nei suoi articoli per Novaya Gazeta, la giornalista criticava apertamente il Governo per le violazioni dei diritti civili e dello stato di diritto. Secondo i dati raccolti dal Comitato per la protezione dei giornalisti sono ben 36 i professionisti assassinati dal 1992. La più recente legge voluta da Putin per controllare le notizie sulla guerra in corso è solo l’ultimo degli ostacoli per i giornalisti russi. Le ulteriori restrizioni hanno già portato alla chiusura di alcune testate – come Novaya Gazeta, appunto – e all’impossibilità di usare la parola “invasione” riguardo alla guerra in Ucraina.