Embargo petrolio dalla Russia: si farà, ma solo dal 2023. La debolezza Ue

Il sesto pacchetto di sanzioni di Bruxelles dovrebbe contenere lo stop alle importazioni di petrolio da Mosca ma l'embargo totale arriverà solo nel prossimo anno

L'embargo del petrolio dalla Russia si farà, ma solo dal 2023: tutta la debolezza Ue. Il prossimo pacchetto di sanzioni dell'Ue nei confronti della Russia da quando è cominciata la guerra in Ucraina è pronto: la prossima settimana verrà annunciato formalmente ai 27 ambasciatori dei Paesi membri. Si tratta del sesto in poco più di 60 giorni, una media di uno ogni dieci giorni circa. Tra le misure più rilevanti, tre nuove banche russe, di cui una è la Sberbank, vengono escluse dal sistema di pagamenti internazionale Swift e si rafforzano i controlli sulle esportazioni di prodotti chimici usati per realizzare ordigni bellici. Ma soprattutto, gli occhi erano puntati su un nuovo embargo energetico dopo quello che ha colpito il carbone: quello sul petrolio.

Embargo petrolio dalla Russia: si farà, ma solo dal 2023

Con tutta probabilità il provvedimento sarà approvato, ma prevederà uno stop molto graduale per arrivare al vero e proprio embargo soltanto all'inizio del 2023. La conseguenza è che l'Europa manda un messaggio chiaro al rivale russo: un messaggio di debolezza, per cui il passaggio successivo, un blocco alle importazioni di gas, appare una vera e propria chimera. Anche perché non è detto che le misure sul greggio diventino efficaci.

Le sanzioni, infatti, vanno adottate all'unanimità da tutti e 27 i Paesi membri e il tallone d'Achille in questo momento è l'Ungheria: il Paese di Viktor Orbán è il più esposto nei confronti della Russia per quanto riguarda il petrolio. Ne è interamente dipendente, visto che Mosca è l'unica fornitrice. Ma Budapest non è la sola capitale europea in difficoltà. Se l'Unione europea non spinge sull'acceleratore, è anche per altre resistenze.

I timori di Germania e Olanda sull'energia

Su tutte, quelle che pesano di più sono quelle di Germania e Olanda, per le quali il petrolio russo costituisce una fonte essenziale. Il petrolio pesa per un terzo del fabbisogno energetico tedesco, e a sua volta un terzo del greggio proviene dalla Russia. Ancora più dipendente Amsterdam: il 70% dell'oro nero proviene da Est.

Per questo la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha deciso di proporre una fase di transizione lunga sette mesi, durante la quale ogni Paese avrà il tempo di emanciparsi dalla dipendenza dalla Russia. Accelerando, le divisioni sarebbero inevitabilmente emerse. L'Europa continua così a seguire un binario parallelo: intransigente a parole, timido nei fatti, visto che tra petrolio e gas i 27 forniscono alla Russia quasi un miliardo e mezzo di euro al giorno.