Mariupol, scaduto ultimatum a soldati ucraini. Mosca: "Kiev li minaccia di esecuzione"

Gli ultimi resistenti della città portuale, circa 1500, sono intrappolati nella acciaieria Azovstal e hanno rifiutato la proposta russa di arrendersi per salvarsi la vita

È scaduto l'ultimatum russo ai soldati ucraini asserragliati nella città di Mariupol, Mosca: "Kiev li minaccia di esecuzione". I marines della 36ma brigata e gli ultimi componenti del battaglione Azov asserragliati nell'acciaieria Azovstal non hanno accolto l'ultimatum russo: deporre le armi e smettere di combattere per essere risparmiati. La proposta, rivolta a circa 1500 combattenti, è scaduta alle cinque ora italiana, le sei del mattino russe. L'ultimatum era arrivato nella notte. A comunicarlo il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione russa, il colonnello Mikhail Mizintsev, come ha riferito l'agenzia di stampa russa Tass. La resa della città portuale, secondo molti una questione di giorni o addirittura ore, sarebbe il primo vero successo russo dall'inizio dell'invasione.

Mariupol, scaduto ultimatum a soldati ucraini

L'appello dell'alto gerarca militare russo era arrivato nella notte: "Data la situazione catastrofica che si è sviluppata nello stabilimento metallurgico Azovstal, e anche guidate da principi puramente umani, le forze armate russe offrono ai militanti dei battaglioni nazionalisti e ai mercenari stranieri bloccati a Mariupol di cessare le ostilità e deporre le armi dalle 06:00 ora di Mosca di domenica, garantendo loro la conservazione della loro vita", si legge nella nota stampa.

L'ultimatum era rivolto agli ultimi resistenti della 36ma brigata e del famigerato battaglione Azov, accusato di avere posizioni neonaziste. La proposta di salvezza non è stata raccolta, quindi si combatterà fino alla fine, fino alla presa dell'importante impianto metallurgico , che consentirebbe ai russi di dichiarare il passaggio completo di Mariupol sotto il suo controllo. Gli ultimi resistenti, stando a diverse fonti, avrebbero terminato le riserve di acqua e di cibo.

Kiev e le minacce di esecuzione a chi si arrende

Un processo di resa definito in maniera molto dettagliata dal generale Mizintsev: dopo una prima fase di continui colloqui tra le due parti, a partire dalle 5.30 ci sarebbe stato uno stop completo alle comunicazioni. Mezz'ora dopo, i soldati russi avrebbero alzato delle bandiere rosse, quelle ucraine bianche, in segno di resa. Da quel momento in poi e fino alle 13, gli ultimi combattenti ucraini avrebbero dovuto lasciare l'acciaieria "senza armi e munizioni, senza eccezioni". 

Niente di tutto questo è accaduto, non solo per l'estremo nazionalismo dei combattenti ancora asserragliati nello stabilimento portuale della città ma anche per le pressioni continue esercitate dal governo di Kiev. Stando alle comunicazioni che i russi dicono di avere intercettato, infatti, i resistenti avrebbero voluto arrendersi ma in tutta risposta il governo ucraino li avrebbe minacciati di "esecuzione". Adesso la strage appare lo scenario più probabile.