Ucraina, l'ambasciata in Vaticano: "No alla Via Crucis con i russi"
Papa Francesco decide di far portare la croce a una famiglia russa e a una ucraina nel tradizionale rito del Venerdì Santo al Colosseo ma l'ambasciata di Kiev si oppone
L'ambasciata ucraina in Vaticano protesta, anche se con toni formali, con il Papa: "No alla Via Crucis con i russi". Dopo la cultura, ora i funzionari diplomatici ucraini vogliono il bando dei russi anche dalle cerimonie religiose. Per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo a Roma, Papa Francesco ha optato per un gesto simbolico, di unione oltre la guerra che imperversa da quasi due mesi in Ucraina: la croce portata insieme da una famiglia russa e da una ucraina. Ma subito è arrivato l'alt dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash: alla base del no, "difficoltà" non meglio precisate e "le possibili conseguenze". Per ora non è arrivata la replica - almeno formale - del Vaticano, che aveva reso nota la decisione ieri.
Ucraina, l'ambasciata in Vaticano: "No alla Via Crucis con i russi"
"L'Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull'idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo": è questo il tweet pubblicato dall'ambasciatore Yurash questa mattina, in risposta alla decisione di Papa Francesco di unire ucraini e russi per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
"Ora stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze", ha concluso il diplomatico. La decisione del Santo Padre era stata comunicata dall'ufficio stampa vaticano: una scelta fortemente simbolica, visto che ucraini e russi avrebbero dovuto unirsi alla tredicesima stazione, una delle più dolorose del percorso perché è quella in cui la Madonna riceve il corpo di Gesù Cristo deposto dalla Croce.
Ucraina, l'ambasciata in Vaticano: "No alla Via Crucis con i russi"
Il tema scelto quest'anno è "la famiglia a cinque anni dalla pubblicazione della Amoris Laetitia": il percorso mette insieme, lungo le diverse stazioni, la guerra, il Covid con le sue conseguenze ancora presenti nella società, la mancanza di lavoro e le sofferenze dei migranti. Proprio una famiglia di migranti chiuderà il percorso di quest'anno, nella quattordicesima e ultima stazione. Prima, parteciperanno alla celebrazione anche altri nuclei familiari, come una coppia di giovani sposi o una famiglia con un figlio con disabilità.
Non è la prima volta che l'Ucraina esercita pressioni diplomatiche per evitare il contatto tra ucraini e russi. Era successo in alcuni casi nel mondo della cultura, ora siamo passati anche alla dimensione religiosa. L'ultimo episodio eclatante è successo a Napoli lunedì scorso: al Teatro San Carlo ballerini russi e ucraini si sono esibiti insieme per raccogliere fondi per il Paese invaso. Un gesto nobile, che però non è andato giù all'ambasciatore ucraino a Napoli Kovalenko e ad alcuni ucraini, che hanno minacciato via whatsapp gli artisti connazionali. Per fortuna senza successo, perché l'esibizione c'è stata.