Elezioni Francia, Macron agita lo spettro di Putin ma ai lavoratori piace Le Pen. Ballottaggio incertissimo

Il presidente uscente cerca di spaventare i moderati coi presunti legami tra Marine e il Cremlino. Ma non sono solo gli elettori della destra radicale a preferire la leader del Rassemblement National

Il buono contro la cattiva, il bianco contro il nero, il giusto contro lo sbagliato. Il battage generale sulle elezioni presidenziali francesi è già partito in vista del ballottaggio di domenica 24 aprile, quando Emmanuel Macron si ritroverà di fronte Marine Le Pen come già accaduto nel 2017. Ma, se allora Macron vinse con oltre il 66% dei voti, questa volta la sensazione è che la corsa sarà molto più incerta.

Elezioni Francia, Marine Le Pen potrebbe essere premiata dall'estrema... sinistra

Secondo l'ultimo sondaggio di Elabe per Bfmtv e l'Express, il capo dell'Eliseo è accreditato alla vittoria finale con il 52 per cento nelle intenzioni di voto contro il 48 per cento in favore della leader del Rassemblement National. Un secondo sondaggio, dell'istituto Ipsos, assegna la vittoria a Macron con il risultato più confortevole di 54% a 46%. In ogni modo, sottolinea il giornale, "Marine Le Pen vede la sua possibilità di dimostrarsi più potente dello status quo di Macron" e "promettendo di eliminare completamente l'imposta sul reddito per gli under 30, fa appello a una nuova generazione e al malcontento della Francia rurale".

Per riuscire a vincere Macron e il mondo moderato stanno pigiando sul tasto delle relazioni filorusse che Le Pen avrebbe con il Cremlino. Ma la narrazione non sembra fare presa sull'opinione pubblica, quantomeno su oltre la metà degli elettori che ha votato per candidati non di sistema. Compresi quelli dell'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon, meno lontani da Le Pen di quanto non si possa pensare. Proprio così. Nonostante il leader della France Insoumise ha chiesto di votare Macron oltre un terzo di loro vuole votare Le Pen.

I suoi elettori si ripartiscono in tre gruppi: il 35 per cento a favore del presidente uscente, il 34 per cento in sostegno alla populista e un altro 31 per cento di astenuti. Questi dati confermano, inoltre, che l'appello di Melenchon  è già completamente ignorato da un buon terzo del suo elettorato. Melenchon, fra l'altro, a differenza della gollista Valerie Pecresse, del verde Yannick Jadot, della socialista Anne Hidalgo e del comunista Fabien Roussel, non ha detto di votare per Macron, ma semplicemente di non votare per Le Pen.

Sì, nonostante Macron "dispone di un vantaggio relativamente confortevole" sull'avversaria, "l'alta percentuale di Melenchon gli mette davanti un blocco contestatore la cui minaccia non può essere sottovalutata". E Macron, che ha passato cinque "a cancellare ogni alternativa tra il proprio campo e i populisti", col risultato di sgretolare gollisti e socialisti, potrebbe "essere vittima del suo stesso successo".

Le Pen potrebbe cercare infatti una saldatura con l'elettorato di Melenchon cementata in un voto di protesta, attirando un patrimonio di consensi molto più consistente di quello che potrebbero portare in dote a Macron le candidate repubblicana Pecresse e socialista Hidalgo, uscite a pezzi dalle urne. D'altronde lo stesso Mélenchon aveva provato a fare la medesima cosa nella campagna elettorale, quando aveva parlato di elettori "arrabbiati, ma non fascisti" per quelli del RN. 

Mélenchon sarà dunque l'arbitro del ballottaggio. E il suo fischio finale non è detto che piaccia a Macron, né che i giocatori (gli elettori) seguano le sue indicazioni.