Covid, nuova variante ibrida di coronavirus in Vietnam: mix tra indiana e inglese
Scoperto nel paese del Sud-Est asiatico un nuovo ceppo di coronavirus. Le sue caratteristiche la rendono più facilmente trasmissibile nell'aria. Test di massa a Ho Chi Minh City e stop ai voli internazionali. Paura anche in Europa?
Dopo l'inglese, la brasiliana, la sudafricana e l'indiana, ecco anche la vietnamita. E' stata identificata nel paese del Sud-Est asiatico una nuova variante Covid, che ora preoccupa la comunità internazionale. Secondo i primi test, si tratta di un ibrido tra la variante inglese e quella indiana, combinate in un ceppo che risulterebbe più facilmente trasmissibile nell'aria. Insomma, non una bella notizia.
Variante vietnamita, Hanoi annuncia restrizioni
Anche per questo le autorità del Vietnam hanno imposto pesanti restrizioni. Hanoi aveva contenuto, anzi prevenuto, con enorme efficacia la diffusione dei contagi sul proprio territorio per oltre un anno dall'inizio della pandemia. Dalla fine di aprile, un'ondata di Covid-19 si è diffusa in 31 comuni e province del paese con oltre quattromila casi, quasi il doppio del numero totale segnalato dall'inizio della crisi. Il ministro della Salute, Nguyen Thanh Long ha affermato che l'ibrido delle varianti di virus potrebbe diffondersi più facilmente e potrebbe essere responsabile della recente impennata del Vietnam.
Vietnam, stop all'arrivo dei voli internazionali
Ora il Vietnam prevede di sottoporre a test per il coronavirus tutti i nove milioni di abitanti di Ho Chi Minh, città più grande del paese, e ha imposto ulteriori restrizioni. A Ho Chi Minh gli abitanti possono uscire di casa solo per le attività necessarie e i raduni di più di 10 persone sono vietati. E' stato inoltre sospeso l'arrivo dei voli internazionali nella capitale Hanoi e rafforzate le misure restrittive nelle città principali. Il decreto entrerà in vigore il 1 giugno e proseguirà fino al 7 luglio.
Varianti Covid, preoccupazione anche in Italia
Le preoccupazioni legate alla nuova variante arrivano anche in Europa e in Italia. "I 2.949 contagi e i 44 morti di ieri, il dato più basso dal 14 ottobre, sono certamente una buona notizia. Ma ci sono ancora incognite da non sottovalutare, come la durata dell'immunità e le varianti" ha dichiarato a La Stampa Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova. Mentre l'Italia e l'Europa ripartono, in Oriente si richiude. Segnale che la strada per uscire dal tunnel non è ancora finita.