Papa Francesco lascia l'Iraq: "Prego per la pace e l’unità della nazione"

Terminato il 33esimo viaggio apostolico del Pontefice in terra irachena

Papa Francesco ha completato il 33esimo viaggio apostolico in Iraq. Il Pontefice, come di consueto al termine di ogni viaggio internazionale, ha fatto pervenire al Presidente iracheno Barham Salih un telegramma. Il Pontefice ha così avuto modo di esprimere "la profonda gratitudine" a lui e "all’amato popolo d’Iraq per la calda accoglienza e la generosa ospitalità". Bergoglio manda poi "fervidi auguri" ed eleva preghiere "per la pace, l’unità è la prosperità della nazione, invocando benedizioni".

L’aereo papale è già decollato dall’aeroporto di Baghdad e arriverà a Roma - Ciampino intorno alle 12.45. Prima del rientro in Vaticano è molto probabile che il Papa visiterà, come consuetudine, la Basilica di Santa Maria Maggiore per ringraziare la Salus populi romani.

Papa Francesco in Iraq

"Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti", aveva iniziato il papa durante la sua visita. "Com'è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati" dal terrorismo "e altri sfollati con la forza o uccisi!".

E ancora: "Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra". "Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle", aveva detto poi il Pontefice. "Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l'insieme".

Infine: "Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell'odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev'essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l'ultima parola. L'ultima parola appartiene a Dio, anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte".