Birmania, colpo di stato: polizia spara sui manifestanti. San Suu Kyi a processo
La leader di Stato deposta dal golpe non appariva in pubblico dal primo febbraio. "Sta bene" fa sapere il suo legale, ma ora è accusata di traffico illegale e mancato rispetto delle regole anti-Covid.
Sono almeno 18 le persone rimaste uccise nella repressione delle manifestazioni in Birmania. Ieri è stata la giornata più sanguinosa dall'inizio delle proteste contro il colpo di stato del primo febbraio 2021. A riportarlo è la Bbc, che cita fonti mediche a Yangon, Dawei e Mandalay.
La polizia non smette di sparare sulla folla di manifestanti, usando sia proiettili veri che di gomma, insieme a gas lacrimogeni. Intanto Aung San Suu Kyi, la leader della Birmania deposta dal colpo di Stato dei militari, è comparsa in video collegamento davanti al giudice che dovrà processarla.
"Importazione illegale di walkie-talkie" e "mancato rispetto delle regole anti-contagio durante la pandemia" sono le due accuse a cui ora la 75enne dovrà rispondere. San Suu Kyi non appariva in pubblico dal giorno del golpe. Ora "sta bene" fa sapere in una nota il suo legale.
Intanto Nazioni Unite non appoggiano la violenta repressione e esortano i militare a smettere di usare la forza sui manifestanti pacifici. "Condanniamo fermamente l'escalation di violenza contro le proteste in Myanmar e chiediamo ai militari di interrompere immediatamente l'uso della forza contro manifestanti pacifici" ha detto infatti Ravina Shamdasani, portavoce del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.