Nel 2026 crescita globale moderata al 3%, probabilità di espansione al 60% e rischio crisi dei mercati cala al 20%
PIL USA previsto a +2,3%, Eurozona +1,2%, Cina +4,4%; la Fed taglia gradualmente i tassi al 3,4%, l'inflazione USA stabile al 2,5%; oltre $500 mld in investimenti AI e data center alimentano la spesa in conto capitale
Lo scenario di crescita sostenuta resta il punto di riferimento per il 2026. Le probabilità attribuite a questa traiettoria vengono riviste al rialzo dal 50% al 60%, mentre si ridimensiona il rischio di uno scenario di fusione o di brusco tracollo dei mercati, la cui probabilità scende dal 30% al 20%. Rimane invece stabile al 20% l’ipotesi di uno scenario ribassista. Nel complesso emerge un contesto macroeconomico meno estremo rispetto alla fase degli shock inflattivi e dei rialzi aggressivi dei tassi, ma ancora caratterizzato da fragilità strutturali, crescita disomogenea e persistenti incertezze geopolitiche, che rendono il percorso del 2026 tutt’altro che lineare.
Crescita USA in accelerazione nel 2026
Nello scenario di base, il Pil statunitense dovrebbe crescere tra il 3,0% e il 3,5% nel 2026, dopo un 2025 stimato in area 2,0%-2,5%. A sostenere l’attività economica contribuisce un mix di fattori fiscali, monetari e demografici. Sul fronte politico, l’amministrazione Trump ha rilanciato l’idea di assegni da 2.000 dollari destinati ai cittadini a basso e medio reddito, finanziati dalle entrate tariffarie. Sebbene al momento non esista una legge approvata dal Congresso, il tema resta sul tavolo e alimenta le aspettative di un ulteriore stimolo ai consumi.
Fisco espansivo e rimborsi nel 2026
Un ruolo chiave lo gioca la “One Big Beautiful Bill Act”, approvata a luglio 2025, che dispiegherà i suoi effetti soprattutto nel 2026. La legge prevede rimborsi fiscali consistenti e il rinnovo di incentivi alle imprese, molti dei quali retroattivi al 1° gennaio 2025. Tra le misure più rilevanti figurano la deduzione fino a 25.000 dollari sul reddito da mance, detrazioni sugli straordinari, sugli interessi dei prestiti auto e benefici fiscali aggiuntivi per gli over 65. Secondo il Congressional Budget Office, l’OBBBA potrebbe aggiungere circa 0,4 punti percentuali alla crescita del Pil reale nel 2026.
Politica monetaria: dalla stretta alla neutralità
Sul fronte monetario, la Federal Reserve ha già tagliato i tassi di 150 punti base da settembre 2024 e ha concluso il quantitative tightening a dicembre 2025, fermando la riduzione del bilancio intorno a 6.600 miliardi di dollari. La banca centrale è passata a una posizione di neutralità sulla liquidità, reinvestendo i titoli in scadenza per evitare tensioni sui mercati monetari. I mercati scontano la possibilità di un ulteriore taglio di 25 punti base nel dicembre 2025, con effetti che, seguendo la logica dei “ritardi lunghi e variabili” della politica monetaria, potrebbero sostenere la crescita nel corso del 2026.
Boomers, consumi e ricchezza accumulata
A rafforzare il quadro contribuisce anche il fattore demografico. Nel 2026 i Baby Boomers avranno tra i 62 e gli 80 anni e continueranno a entrare in pensione, attingendo a un patrimonio netto stimato in 85.400 miliardi di dollari, pari a oltre la metà della ricchezza complessiva delle famiglie americane. La spesa di questa fascia di popolazione ha finora compensato la maggiore debolezza dei consumi delle fasce a reddito più basso, messe sotto pressione dal caro prezzi e da un mercato del lavoro meno dinamico.
Tecnologia, AI e investimenti record
Uno dei pilastri dello scenario espansivo resta il ciclo degli investimenti tecnologici. Le cosiddette “Magnifiche 7” – da Microsoft a Nvidia – sono attese spendere oltre 500 miliardi di dollari in conto capitale nel 2026, con un’accelerazione legata allo sviluppo delle infrastrutture per l’intelligenza artificiale. In particolare, i grandi hyperscaler continuano a investire massicciamente in data center, cloud e semiconduttori, sostenendo la produttività e la domanda di beni strumentali.
Onshoring e ritorno degli investimenti industriali
Accanto alla tecnologia, l’onshoring rappresenta un ulteriore motore della spesa in conto capitale. Gli accordi commerciali e tariffari promossi dall’amministrazione Trump hanno spinto governi e aziende straniere a impegnarsi nella costruzione di impianti produttivi negli Stati Uniti. Secondo la Casa Bianca, gli impegni di investimento complessivi superano i 10.000 miliardi di dollari, rafforzando la base industriale domestica e la domanda interna.
Cosa può andare storto: i principali rischi
Nonostante il rafforzamento dello scenario di crescita, i rischi restano numerosi. Uno riguarda il debito pubblico: i rimborsi fiscali e gli incentivi dell’OBBBA faranno salire il deficit federale nel 2026, alimentando il timore di pressioni sui rendimenti obbligazionari. Un altro fronte critico è quello del credito privato, osservato speciale dai mercati dopo anni di forte espansione. Al momento, tuttavia, l’allentamento monetario riduce il rischio di un problema sistemico.
Azioni, consumi e produttività sotto osservazione
Il mercato azionario potrebbe restare solido in uno scenario di crescita prolungata, ma non è esclusa una correzione in stile fine anni ’90 se le valutazioni, soprattutto nel comparto AI, dovessero rivelarsi eccessive. Sul fronte dei consumi, la resilienza mostrata finora potrebbe essere messa alla prova da un rallentamento dell’occupazione. Resta infine il dibattito sulla produttività: c’è chi teme un rallentamento, ma lo scenario di base continua a puntare su un contributo positivo dell’innovazione tecnologica nel medio periodo.
Un 2026 di dispersione e gestione attiva
Nel complesso, il 2026 si profila come un anno di espansione moderata, con crescita globale attorno al 3% secondo FMI e OCSE, ma caratterizzato da forte dispersione tra paesi, settori e asset class. In questo contesto, più che i trend di lungo periodo, saranno decisive la capacità di leggere i driver dominanti – inflazione, politica monetaria, crescita e geopolitica – e la gestione del rischio in un mercato destinato a muoversi per sorprese relative più che per grandi svolte strutturali.