Nexi, debito a €5 miliardi e fondi in uscita dalle partecipazioni; Cdp pensa al 30% delle quote e ad alleanza con investitori italiani
Asset principali confermati, inclusa la rete nazionale interbancaria; Nexi attiva in oltre 25 Paesi con 3,1 milioni di Pos e 140 milioni di carte; possibile utilizzo del golden power per tutelare la partecipazione italiana
Nexi non prevede la cessione degli asset principali, inclusa la rete nazionale interbancaria, nonostante un indebitamento complessivo pari a circa 5 miliardi di euro che continua a incidere sull’andamento del titolo a Piazza Affari. La società resta classificata come infrastruttura strategica per il sistema dei pagamenti italiano ed europeo, con effetti diretti sull’assetto proprietario e sulle ipotesi di rafforzamento del controllo.
Cassa Depositi e Prestiti (CDP) sta valutando un rafforzamento della propria partecipazione nel capitale di Nexi. L’obiettivo è costruire nel medio periodo una quota complessiva di poco inferiore al 30%, anche in vista delle modifiche al Testo Unico della Finanza che prevedono l’innalzamento della soglia per l’offerta pubblica di acquisto rispetto all’attuale livello del 25%.
Attualmente Cdp detiene il 19,14% del capitale di Nexi. La partecipazione è cresciuta nel tempo anche a seguito dell’operazione di scambio con Poste Italiane che ha comportato la cessione del 9,81% di Tim in cambio del 3,78% di Nexi. Con questa quota, il gruppo guidato da Dario Scannapieco risulta il secondo azionista della paytech, alle spalle di Hellman & Friedman, che detiene il 22,2%.
Poste e CDP verso il doppio CdA per scambio di azioni in Tim e Nexi; 9,8% del gruppo tlc a Del Fante,3,8% della società dei pagamenti a Scannapieco
Tra le opzioni allo studio vi è l’acquisizione del 3,16% detenuto da Mercury Uk, il veicolo attraverso il quale Bain Capital, Advent e Clessidra avevano acquisito nel 2015 una quota dell’allora Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, poi rinominato Nexi. Mercury Uk ha già ridotto la propria partecipazione dal 6% al 3,16%, configurandosi come il veicolo che incorpora le plusvalenze maturate dai fondi.
Bain Capital e Advent detengono inoltre un ulteriore 6,78% tramite Eagle e il 2,24% attraverso Ab Europe, partecipazioni legate all’operazione di fusione con il gruppo danese Nets e caratterizzate da valori di carico più elevati. Le valutazioni in corso indicano una progressiva riduzione della presenza dei fondi nel capitale.
Il progetto di Cdp prevede anche la possibilità di un’alleanza con investitori italiani, da formalizzare attraverso un patto parasociale, per consolidare un nucleo azionario vicino alla soglia del 30%. Nell’ambito di questo scenario viene considerato anche il quadro degli strumenti previsti dalla normativa sul golden power.