Poer, nuove regole e vecchie tensioni: la selezione dei funzionari tra merito, esperienza e trasparenza
L’Agenzia delle Entrate introduce criteri più rigorosi per le Poer, potenziando prove e valutazioni. I sindacati temono uno sbilanciamento tra merito formale ed esperienza maturata sul campo. Il confronto resta aperto.
Un passaggio decisivo per l’Amministrazione fiscale
L’Agenzia delle Entrate ha illustrato ai sindacati il nuovo impianto selettivo per le Posizioni Organizzative a Elevata Responsabilità (Poer), ruoli che negli ultimi anni hanno garantito continuità gestionale e coordinamento negli uffici, colmando l’assenza di una piena dirigenza. In attesa del bando — previsto entro il 14 dicembre — l’amministrazione ha confermato la proroga degli incarichi in essere fino al 28 febbraio 2026, per consentire una transizione ordinata verso il nuovo modello. Un ulteriore segnale della centralità di queste figure, considerate ormai “indispensabili” nella macchina organizzativa.
Criteri più stringenti e una procedura in due fasi
Le nuove regole fissano requisiti chiari: inquadramento nell’Area Funzionari, almeno cinque anni di anzianità nella ex Terza Area (escluso il tirocinio iniziale), laurea — o diploma per chi sia entrato tramite procedure interne — e assenza di sanzioni disciplinari rilevanti negli ultimi due anni. La procedura si articola in due momenti: verifica dei requisiti da parte di un apposito gruppo di valutazione; prova scritta con tre quesiti aperti, affiancata da un colloquio tecnico-motivazionale. L’intento è quello di ampliare i criteri di giudizio e ridurre la discrezionalità, uniformando la selezione a standard più trasparenti e comparabili. Una scelta coerente con l’obiettivo — dichiarato da tempo — di una PA più europea, fondata su merito misurabile.
Le perplessità sindacali: il rischio di un approccio troppo teorico
La presentazione non ha però dissipato i dubbi delle organizzazioni sindacali. Confintesa FP giudica la struttura eccessivamente accademica, temendo che la prova scritta finisca per oscurare l’esperienza gestionale maturata da chi ricopre incarichi Poer da anni. La critica principale riguarda il possibile “appiattimento”: trattare allo stesso modo chi ha una lunga storia operativa e chi si affaccia ora alla funzione potrebbe, secondo le sigle, indebolire il principio di buon andamento evocato dall’articolo 97 della Costituzione.
Capitale umano e continuità: la posizione di Confsal Unsa e Cisl FP
Preoccupazioni analoghe arrivano da Confsal Unsa, che parla di potenziale spreco di capitale umano. Il sindacato ricorda l’esistenza di una platea di funzionari che negli anni ha guidato team, gestito processi complessi e ottenuto valutazioni positive attraverso Polaris, il sistema interno che misura performance organizzativa e individuale. Cisl FP sottolinea proprio il ruolo di Polaris come strumento già idoneo a fotografare, in modo puntuale, competenze e comportamenti professionali. Ignorarne gli esiti significherebbe rinunciare a un patrimonio informativo che potrebbe guidare in modo più bilanciato le riconferme.
Verso un equilibrio tra merito ed esperienza
Resta aperto il tema di fondo: come armonizzare trasparenza e professionalizzazione senza penalizzare l’esperienza maturata sul campo? La PA italiana vive da tempo la tensione tra formalismi selettivi e valorizzazione delle competenze acquisite. Entrambe le esigenze sono legittime e, se bilanciate correttamente, possono rafforzare la qualità dell’azione amministrativa. Un possibile punto di equilibrio potrebbe risiedere in un modello a doppio canale: da un lato verifiche strutturate per chi entra per la prima volta nella funzione; dall’altro, percorsi più snelli per i funzionari già valutati positivamente attraverso strumenti come Polaris. In questo modo sarebbe possibile garantire sia rigore sia continuità.
Un confronto ancora in evoluzione
Le prossime settimane saranno decisive. La sfida dell’Agenzia — e dei sindacati — è trovare una soluzione che riconosca la professionalità accumulata, senza rinunciare a criteri selettivi trasparenti e misurabili. Il futuro delle Poer non è una questione tecnica: riguarda la capacità della pubblica amministrazione di selezionare, motivare e trattenere competenze. In un sistema che aspira a essere più efficiente e affidabile, non è un dettaglio ma una condizione essenziale.