Zanghieri (Generali): “Il FOMC prevede per il tasso di riferimento altri due tagli da 25 punti base nei prossimi 2 anni”

Paolo Zanghieri commenta il resoconto economico di Powell, Presidente della FED; PIL sostenuto dagli investimenti sull’IA, richieste di sussidio di disoccupazione stabili, inflazione diminuita ma ancora elevata

Paolo Zanghieri commenta il resoconto economico di Powell, Presidente della FED, che ribadisce una visione positiva sull'economia americana, evidenziando, però le sue criticità.

"L’economia americana rimane solida, ma i rischi al ribasso per l’occupazione continuano a pesare di più per il FOMC rispetto ai rischi al rialzo per l’inflazione. Dopo aver portato il tasso di riferimento nella parte alta della fascia delle stime neutre, il comitato può ora attendere ulteriori dati prima di decidere l’entità e il ritmo dei prossimi tagli dei tassi. Pertanto, il percorso atteso per il tasso di riferimento non è cambiato da settembre: dopo il taglio nella riunione di dicembre, sono previsti altri due tagli da 25 punti base, uno il prossimo anno e uno nel 2027.

Nella sessione di domande e risposte, il presidente Powell ha ribadito la visione piuttosto positiva sull’economia. La crescita del PIL continua a essere sostenuta dai consumi e dagli investimenti in capitale legati all’IA, e nel 2026 l’allentamento fiscale contribuirà ad accelerare l’attività rispetto all’attuale tasso di crescita dell’1,7%.

Il mercato del lavoro si è raffreddato, un po’ più rapidamente di quanto il FOMC si aspettasse a settembre; ciò riflette sia una minore domanda di lavoro sia un calo dell’offerta. Powell ha osservato che le stime attuali sulla crescita dell’occupazione sono probabilmente gonfiate e che i dati definitivi potrebbero mostrare una riduzione del numero di occupati negli ultimi mesi. Nonostante le richieste di sussidio di disoccupazione siano basse e stabili, il mercato del lavoro rimane fragile, poiché i disoccupati faticano a trovare un nuovo impiego. Il FOMC è fiducioso che l’effetto ritardato del taglio di 75 punti base attuato quest’anno dovrebbe essere sufficiente a stabilizzare il tasso di disoccupazione.

Interpellato sulla forma a “K” dell’attuale espansione, Powell ha sottolineato che il miglior contributo che la Fed può dare alle fasce meno abbienti è garantire un periodo prolungato di bassa disoccupazione, simile a quello precedente al COVID. Questo favorirebbe anche la crescita dei salari reali, compensando l’impatto negativo dell’elevata inflazione passata.

L’inflazione è diminuita in modo significativo, ma rimane ancora relativamente elevata. Dalle poche informazioni raccolte durante la chiusura, i prezzi dei beni continuano ad aumentare a causa dei dazi, mentre nel settore dei servizi emergono segnali più evidenti di disinflazione. La Fed ritiene che l’eccesso di inflazione sia ora concentrato nei beni soggetti a dazi: è ragionevole aspettarsi che il loro impatto sia relativamente di breve durata. Ci vorranno ancora alcuni mesi perché l’effetto si manifesti pienamente e si prevede che l’inflazione raggiunga il picco nel primo trimestre, circa 0,2 punti percentuali sopra il livello attuale (2,8% su base annua per il core PCE in ottobre, secondo il FOMC); successivamente, nella seconda metà del 2026, l’inflazione diminuirà sensibilmente con il venir meno dell’impatto dei dazi sui prezzi. Tuttavia, i rischi restano orientati verso l’alto, anche alla luce della forza della domanda.

Powell ha ribadito che, data la tensione attuale tra gli obiettivi di inflazione e disoccupazione, non esiste un percorso privo di rischi per la politica monetaria. Ma, con il taglio odierno, la Fed ritiene di trovarsi in una posizione favorevole per reagire a eventuali sorprese e può permettersi di attendere dati più chiari. Inoltre, ha accennato più volte al forte aumento della produttività, che dovrebbe continuare con la diffusione dell’uso dell’IA: la conseguenza ovvia è che l’economia può sopportare un livello più elevato del tasso di riferimento.

La nostra previsione di un ulteriore taglio dei tassi il prossimo anno è in linea con le aspettative della Fed, ma riteniamo che l’allentamento si fermerà lì. Ciò che potremmo riconsiderare è la tempistica, spostandola verso metà anno. L’accelerazione dell’attività prevista per il primo trimestre potrebbe ridurre le preoccupazioni sul mercato del lavoro, consentendo alla Fed più tempo per valutare la situazione. Prima della riunione, i mercati si aspettavano ancora più di due tagli il prossimo anno".