Fed taglia i tassi di 0,25 punti, tra il 3,5% e il 3,75%, terza riduzione consecutiva, prevista una sola sforbiciata nel 2026
La Fed ha abbassato i tassi di interesse di 25 punti base, tra il 3,50% e il 3,75%, come richiesto dal presidente Donald Trump, e ha rivisto al rialzo le stime sul Pil
La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha abbassato i tassi di interesse. Il Consiglio direttivo della Fed si è però spaccato, con tre membri che hanno votato contro la decisione del Governatore Jerome Powell. Previsioni sull’economia in miglioramento, ma preoccupa l’aumento della disoccupazione.
La Fed abbassa i tassi al 3,5% e cede alle pressioni di Trump
Il taglio dei tassi di interesse da parte della Fed è il terzo consecutivo e il terzo del 2025. Riflette due situazioni a cui la banca centrale americana sta cercando di reagire. Da una parte l’incertezza economica che si sta manifestando negli Usa. Dall’altra le pressioni politiche da parte della Casa Bianca.
La crescita straordinaria vissuta dagli Stati Uniti negli anni dopo la pandemia, rallenterà nel 2025. I dati Ocse non la vedo oltre il 2%, in confronto al 2,8% del 2024 e al 2,9% del 2023. Nonostante ciò, l’inflazione rimane alta, attorno al 3%.
Questi dati macroeconomici rendono l’operato della Fed già di per sé complicato. La banca centrale potrebbe tagliare i tassi per stimolare l’economia, ma così facendo rischia di alimentare l’inflazione, che è ancora un punto più alta rispetto al target del 2%. A questo si aggiungono le pressioni del presidente Donald Trump, che ha più volte minacciato di licenziare i governatori della Fed che si oppongono ai tagli dei tassi.
Nonostante queste pressioni, il comunicato successivo alla decisione ha chiarito che nel 2026 non ci saranno tagli molteplici come accaduto nel 2025. La Fed si limiterà al massimo a un’altra diminuzione dei tassi, in attesa che l’inflazione scenda.
La banca centrale prevede inoltre un rafforzamento della crescita economica al 2,3% nel 2026, ma un calo della stessa nel 2027 e nel 2028, quando scenderà sotto al 2%. Preoccupa anche la disoccupazione, che dopo anni a livelli naturali sta tornando a crescere. Il tasso è arrivato al 4,3% e potrebbe crescere ulteriormente al 4,4% il prossimo anno.