CCNL Enti Locali: nuove tabelle, più tutele e una PA da riformare senza rinunciare alla sostenibilità finanziaria
Il rinnovo 2022–2024 porta aumenti strutturali, riordino delle indennità e diritti ampliati. Ora la sfida è la tornata 2025–2027, tra risorse da garantire e riforme urgenti per una PA più europea.
Un rinnovo che aggiorna il quadro retributivo del comparto
La pre-intesa sul CCNL Enti Locali 2022–2024, siglata da ARAN, CISL, UIL e CSA, introduce un riassetto retributivo atteso da anni da centinaia di migliaia di dipendenti di regioni, province e comuni. L’adozione delle nuove tabelle stipendiali risponde all’urgenza di adeguare i salari all’inflazione crescente e al progressivo indebolimento del potere d’acquisto, restituendo certezza economica in un settore che da tempo attendeva un allineamento.
Incrementi salariali: una struttura più chiara e stabile
Il nuovo impianto retributivo segue una logica di semplificazione. Gli anticipi corrisposti nel 2022 e nel 2023 vengono assorbiti dagli importi a regime dal 1° gennaio 2024, eliminando sovrapposizioni e rendendo più lineare il calcolo della busta paga. Gli incrementi – variabili da 122 a 158 euro netti mensili a seconda dell’area professionale – rafforzano le retribuzioni di Funzionari, Istruttori, Operatori Esperti e Operatori, riportando ordine e stabilità alla componente tabellare annuale.
Effetti su indennità e previdenza: un aumento che si estende
L’aumento dello stipendio tabellare trascina con sé tutte le voci ad esso collegate: indennità, maggiorazioni e compensi accessori vengono rideterminati automaticamente. Sul fronte previdenziale, gli incrementi diventano parte della base contributiva, con effetti positivi anche per chi ha concluso il servizio durante il triennio, purché maturi il diritto entro il periodo del rinnovo. Restano invece ancorati alla retribuzione dell’ultimo giorno di servizio i calcoli relativi a TFR e indennità di fine rapporto, in coerenza con gli automatismi di legge.
Indennità di comparto: meno frammentazione, più struttura
Il contratto interviene anche sull’indennità di comparto, spesso fonte di complessità e disomogeneità. Una parte dell’importo viene ora conglobata stabilmente nello stipendio tabellare, riducendo la quota variabile a carico del fondo dell’ente. È una scelta che guarda alla trasparenza e alla razionalizzazione, elementi imprescindibili per una PA moderna e coerente con gli standard europei.
Un equilibrio possibile tra diritti e sostenibilità
Gli aumenti – mediamente 160 euro mensili, con arretrati fino a 2.000 euro – rappresentano un riconoscimento tangibile al personale degli enti locali. Al tempo stesso richiedono un’attenta gestione delle risorse da parte degli enti, soprattutto i più piccoli, che soffrono vincoli assunzionali e rigidità di bilancio. La CISL FP pone ora lo sguardo alla stagione 2025–2027, chiedendo il superamento dei tetti al salario accessorio, il rafforzamento del welfare e nuove regole sulle progressioni verticali.
La sfida che resta aperta: una PA davvero europea
Se l’obiettivo è colmare il divario retributivo con il resto della PA e avvicinarsi alle medie europee, occorrono non solo risorse aggiuntive ma anche riforme strutturali: gestione del personale più flessibile, investimenti nella digitalizzazione, valorizzazione delle competenze e un’organizzazione del lavoro capace di premiare il merito. Il rinnovo del CCNL è un passo avanti. La vera partita – politica, finanziaria e culturale – si giocherà nei prossimi anni.