Inchiesta Mps - Mediobanca, nel mirino della procura casse di previdenza, operazioni sospette e presunte manovre coordinate tra grandi soci

Gli inquirenti contestano irregolarità a Enpam ed Enasarco, analizzano dispositivi sequestrati e ricostruiscono i rapporti tra Caltagirone, Delfin e i vertici coinvolti nell’operazione

Le casse di previdenza entrano nel mirino della procura di Milano nell’indagine sulla scalata di Mps a Mediobanca. Secondo il decreto di perquisizione del 27, i pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi, coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Pellicano, segnalano "numerose anomalie formali negli acquisti di azioni Mediobanca" effettuati da Enpam ed Enasarco durante l’operazione.

Anomalie negli acquisti delle casse

Secondo gli inquirenti, gli acquisti sarebbero stati disposti "in assenza di delibera del Cda" delle casse soggette a "vigilanza pubblica" risultando "estranei alla policy di investimento prevista dallo statuto". Inoltre, gli incarichi sarebbero stati affidati a società con sede in "Paesi non collaboranti con le autorità di vigilanza" italiane, come Malta.

Le partecipazioni di Enpam ed Enasarco

Alle assemblee più recenti, Enpam deteneva l’1,98% di Mediobanca e quasi il 2% di Mps; Enasarco possedeva invece il 2,52% di Mediobanca e il 3% di Mps, quest’ultimo attraverso due fondi gestiti dalla sua sgr Miria, con ramificazioni a Londra e Malta. Nel mirino del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza ci sono gli incarichi affidati dall'ente previdenziale alla sgr “in house”, caratterizzati da "mandati privi di limiti circa i criteri di investimento".

Acquisti "finalizzati a sostenere la scalata"

Per i pm, gli acquisti di azioni Mediobanca da parte delle casse sembrano essere stati "finalizzati" a sostenere la scalata di Mps e a ostacolare l’ops di Mediobanca su Banca Generali, anche perché privi di documentazione che ne spiegasse le motivazioni finanziarie. Per approfondire, la procura ha indicato una serie di parole chiave e nomi per le ricerche-analisi nei dispositivi informatici sequestrati. Fra le parole chiavi di ricerca risultano Miria, Domenico Pimpinella (dg Enpam) e Umberto Mirizzi (ex presidente Enasarco).

L’assemblea del 22 agosto come spartiacque

Secondo la procura, l’assemblea del 22 agosto che bocciò l’ops di Mediobanca su Banca Generali è stato lo "spartiacque" in cui si sono "misurate le forze" dell’azionariato in vista delle adesioni all’offerta di Mps. "L’astensione di Delfin", ritenuta "ambigua", sarebbe stata un espediente per "mascherare il concerto" con Francesco Gaetano Caltagirone.

L’inchiesta “chirurgica” dei pm

Per l’ipotesi di concerto che coinvolge Caltagirone, Francesco Milleri e Luigi Lovaglio — indagati per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio — i magistrati intendono mantenere un perimetro d’indagine preciso, sia societario che temporale. Al momento l’attenzione è concentrata sul periodo che va da novembre 2024, data della cessione finale del 15% di Mps da parte del Tesoro, fino all’opas su Mediobanca lanciata a gennaio e conclusa a settembre.

L’avvio delle indagini e le intercettazioni

Le indagini sono partite a febbraio, dopo un esposto presentato da Mediobanca a seguito di una querela per diffamazione, poi rafforzato da un’ulteriore segnalazione alla Consob sull’ipotesi di concerto. Le intercettazioni risalgono ad un periodo ancora più ristretto — circa trenta giorni tra aprile e maggio — che comprende l’assemblea di Mps del 18 aprile, in cui è stato autorizzato l’aumento di capitale, e il lancio dell’ops di Mediobanca su Banca Generali del 28 aprile.

Il ruolo attribuito a Lovaglio

Per Lovaglio è stato ipotizzato un concorso esterno: non avrebbe "agito nell’interesse di Mps né per conto del Mef", ma avrebbe fornito un "contributo causale" alla presunta manipolazione di mercato attuata dagli altri due indagati attraverso una "strategia coordinata".

Generali esclusa dall’inchiesta

Fonti giudiziarie chiariscono che l’indagine sulle ipotesi di concerto non coinvolge l’azionariato di Generali: nel periodo analizzato non è stata rilevata alcuna operatività degli indagati sulla compagnia, pur essendo partecipata da Caltagirone, Delfin e da Mediobanca (e ora anche da Mps). È escluso anche un coinvolgimento del Tesoro. Intanto, i dispositivi sequestrati — computer e cellulari — a Caltagirone, Lovaglio e Milleri, più altri saranno oggetto di analisi approfondite, un processo che potrebbe durare fino a tre mesi.

I prossimi passi della procura

La procura intende acquisire ulteriore documentazione, inclusa l’autorizzazione Bce relativa all’opas di Mps su Mediobanca. Per adesso non sono state previste misure cautelari: fonti interne escludono provvedimenti drastici come il congelamento delle quote di Delfin e Caltagirone in Mps. I pm hanno già inviato a Consob e Bce le relazioni esplicative delle attività svolte.