Manovra, 2,2 mld € per ripagare i debiti dei Comuni dissestati, da Terni a Catania a Taranto, più di 500 ricorsi nel 2025 alla Cedu
Il Governo è stato costretto a stanziare 2,2 miliardi di euro in manovra per tutelarsi contro le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ritiene lo Stato responsabile dei debiti dei comuni in dissesto
All'interno del testo della Manovra finanziaria è presente un provvedimento che stanzia per il 2026 2,2 miliardi per ripagare i debiti dei comuni dissestati. Il denaro è stato accantonato per far fronte alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, che da gennaio sta deliberando a favore dei creditori dei piccoli comuni e sta reputando responsabile di quei debiti lo Stato.
2,2 miliardi per evitare il pignoramento di Palazzo Chigi, la mossa di Giorgetti
All'inizio di gennaio 2025 la Corte europea per i diritti dell'uomo (Cedu) ha decretato con una sentenza che i debiti delle amministrazioni locali, se non pagati, ricadono sullo Stato. Da quel momento moltissime aziende, privati e soprattutto istituti di credito specializzati nel recupero di crediti con la Pa hanno iniziato a presentare istanze alla Cedu per riavere i soldi loro dovuti, soprattutto dai Comuni italiani in dissesto.
Una sentenza in particolare ha decretato che il Comune di Catania, in dissesto dal 2018, avrebbe dovuto pagare 103 milioni di euro a Banca Sistema, che aveva comprato negli anni crediti verso il municipio siciliano da privati e aziende. Il pagamento era ricaduto sullo Stato e quindi sul Governo. A settembre il bonifico non è arrivato a Banca Sistema.
La situazione era tale che a ottobre il Ministero dell'Economia è stato costretto a inserire un finanziamento da 40 milioni di euro in un decreto d'urgenza e così, a novembre, il Comune di Catania ha pagato il proprio debito. In totale però, i Comuni in dissesto in Italia sono 120, i tre più grandi sono Terni, Taranto e, appunto, Catania. Nel 2025 ci sono stati più di 500 ricorsi alla Cedu per i debiti nei loro confronti.
Per questa ragione il ministro dell'Economia Giorgetti ha spinto per stanziare in manovra 2,2 miliardi di euro per coprire i costi di queste sentenze, che nel 2026 aumenteranno, visto che garantiscono un rapido recupero crediti ai privati. Il denaro però potrebbe non bastare.
Oltre ai comuni, infatti, esistono decine di piccoli enti locali secondari in dissesto che non riportano il loro stato con precisione. Il conto, per il Governo, rischia di aumentare. Alcuni esperti hanno infatti stimato i crediti delle aziende nei confronti della Pa tra i 6 e gli 8 miliardi di euro.