Banco Bpm–Crédit Agricole, si apre la trattativa sulla lista per il rinnovo del cda: Parigi valuta di chiedere fino a cinque posti in consiglio
L’ipotesi di un’integrazione tra Piazza Meda e Crédit Agricole Italia viene messa in pausa fino all’assemblea di aprile, mentre il patto italiano lavora a un rafforzamento con l’ingresso di Enasarco ed Enpaf, titolari rispettivamente dell’1,5% e dello 0,2%
In vista del rinnovo del consiglio previsto per la primavera in Banco Bpm, l’attenzione è puntata su Crédit Agricole e sul patto che riunisce casse di previdenza e fondazioni. Entro i primi mesi del 2026 il gruppo francese, oggi prossimo al 20% del capitale di Piazza Meda, potrebbe ottenere dalla Bce il via libera per salire fino al 29,9%. Un eventuale via libera che lo renderebbe l’attore chiave nelle future scelte di governance.
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Cosa è successo nel 2023
Nel 2023, con una quota del 9,9%, la banque verte ottenne due posti nel cda su 15: Chiara Mio e Paolo Bordogna. Oggi lo scenario è cambiato e l’ascesa nel capitale potrebbe spingere Parigi a chiedere una rappresentanza più ampia, proporzionata alla partecipazione. In ambienti finanziari circola l’ipotesi di cinque consiglieri, con qualcuno che spinge addirittura sulla possibilità della presidenza.
Da Banco Bpm si sottolinea che non sono ancora partite interlocuzioni formali. L’esito non è scontato, ma a favore dei francesi gioca la Legge Capitali, che ha modificato il funzionamento delle liste per il cda introducendo la doppia votazione: un meccanismo che rafforza il peso degli azionisti e limita la capacità del board di imporre soluzioni unilaterali. Una cornice che potrebbe agevolare le ambizioni dell’Agricole.
In pausa l’ipotesi Crédit Agricole Italia
In questo contesto Banco Bpm sta concentrando gli sforzi sulla definizione della lista per il nuovo consiglio, congelando i dossier di m&a, compresa una possibile integrazione con Crédit Agricole Italia. Una scelta dettata anche dalla tempistica: con il cda in scadenza, si ritiene che sarà il nuovo vertice, eletto ad aprile, a dover definire insieme alle istituzioni la strategia di crescita esterna per il prossimo triennio. Le dichiarazioni dei protagonisti confermano questo approccio prudente.
«Una volta ottenuto l’ok della Bce, l’Agricole deciderà il livello di partecipazione da raggiungere e capiremo meglio le possibili aree di collaborazione», ha affermato l’ad del Banco, Giuseppe Castagna. Una posizione analoga a quella espressa dal numero uno del gruppo francese, Olivier Gavalda: «Se Bpm dovesse avvicinarci per una combinazione, la valuteremmo positivamente. Ma non siamo disponibili a vendere Crédit Agricole Italia in cambio di contanti».
Intanto si muovono anche gli azionisti italiani di Piazza Meda.
Il rafforzamento del patto tra casse e fondazioni
Sono in corso contatti tra le casse azioniste per rafforzare il patto di consultazione, ridotto al 6,51% dopo l’uscita di Fondazione Crt (2%) a inizio 2024. Nato a fine 2020 per preservare l’italianità di Piazza Meda, il patto potrebbe avere un ruolo importante nel rinnovo delle cariche, con un peso più rilevante rispetto al passato.
Si valuta l’ingresso di Enasarco e Enpaf, che detengono rispettivamente l’1,5% e lo 0,2% e oggi sono fuori dal perimetro dell’accordo. Sono allo studio anche possibili incrementi delle quote da parte degli attuali aderenti e il coinvolgimento di fondazioni non ancora presenti nel capitale. Prima di muoversi, però, gli enti intendono chiarire l’orientamento del board sulla futura lista.