Dopo l’OPAS da 13,5 miliardi su Mediobanca, fondi globali mantengono quote residue mentre Mps valuta le mosse per arrivare al 100%
La permanenza di investitori come Vanguard e BlackRock dipende da vincoli di replica degli indici e possibili opportunità di arbitraggio, mentre Montepaschi esamina le opzioni per completare l’acquisizione tra OPA residuale, nuova offerta o fusione
Dopo l’OPAS da 13,5 miliardi promossa da Montepaschi, alcuni grandi investitori internazionali hanno scelto di mantenere una presenza residuale in Mediobanca. È quanto emerge dai verbali dell’assemblea del 28 ottobre, che ha rinnovato il consiglio di amministrazione nominando Vittorio Grilli presidente e Alessandro Melzi d’Eril amministratore delegato.
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All’assemblea ha partecipato l’89% del capitale, dominato dalla quota dell’86,3% detenuta da Montepaschi. Il restante flottante era suddiviso tra quasi 400 investitori, in larga parte fondi esteri con partecipazioni inferiori all’1%. Tra questi figurano nomi di primo piano del risparmio gestito globale, tra cui BlackRock, Vanguard, J.P. Morgan e Allianz.
La presenza dei grandi gestori USA
In termini di peso sul capitale, i fondi Vanguard hanno espresso circa lo 0,4% dei voti, mentre BlackRock si è attestata intorno allo 0,2%. Entrambi avevano già ceduto la maggior parte delle proprie azioni durante l’offerta, ma hanno mantenuto una quota minima legata al fatto che Mediobanca, essendo ancora quotata, rientra negli indici che questi gestori replicano. Finché non avverrà il delisting, tali fondi resteranno obbligati a conservare una partecipazione residuale per rispettare i criteri di replica.
Accanto ai player internazionali, anche investitori italiani hanno scelto di restare nell’azionariato con quote contenute. Tra questi spicca Miria Growth Fund, la società di gestione lussemburghese controllata da Enasarco, che oggi amministra un patrimonio di circa 9,5 miliardi.
Le ragioni della permanenza in capitale
Oltre alle motivazioni tecniche, alcuni investitori intravedono margini di arbitraggio tra il prezzo dell’offerta e le quotazioni attuali del titolo, che ieri ha chiuso a 17,6 euro (-1,15%). Montepaschi, per completare l’acquisizione del 100% di Mediobanca, ha diverse opzioni: acquistare sul mercato il 3,7% necessario per raggiungere il 90% e far scattare l’OPA residuale, lanciare una nuova offerta sulle azioni non conferite oppure procedere con una fusione, offrendo un concambio ai soci rimasti.
Il nodo centrale resta il prezzo. Se Mps dovesse intervenire entro sei mesi dalla conclusione dell’OPAS — quindi entro marzo 2026 — dovrebbe riconoscere lo stesso concambio dell’offerta iniziale: 2,53 nuove azioni Mps più 0,90 euro ogni azione Mediobanca, pari a un valore complessivo di 21,08 euro. Una prospettiva che rende la permanenza in capitale un potenziale investimento speculativo per chi punta a ottenere quel prezzo più elevato rispetto alle attuali quotazioni.
Per ora, il tema delle azioni residue non è stato affrontato dal consiglio d’amministrazione. Molto dipenderà dal nuovo piano industriale di Mps guidato da Luigi Lovaglio, la cui presentazione è attesa per marzo.