Ex Ilva, sindacati attaccano il governo: "Vogliono chiudere l'acciaieria", 6mila operai in cassa integrazione da gennaio

I sindacati hanno rotto le trattative con il governo sull'ex Ilva e hanno accusato l'esecutivo di non avere un piano e di voler solamente chiudere la più grande acciaieria d'Europa

I sindacati hanno interrotto le trattative con il governo sull’ex Ilva, accusando il ministro Adolfo Urso di non avere un piano per l’acciaieria e di volerla chiudere. L’esecutivo ha affermato di avere quattro potenziali acquirenti, tra cui uno “segreto”. Nel frattempo, però, a partire da gennaio, i nuovi lavori per la decarbonizzazione causeranno l’aumento degli operai in cassa integrazione.

I sindacati accusano il governo di voler chiudere l’Ilva

La rottura delle trattative sull'ex Ilva è arrivata dopo una riunione tra le sigle sindacali e l’esecutivo presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un incontro durato tre ore e mezza e terminato in piena notte, che ha sancito lo strappo dei sindacati confederali:

"Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura. Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione. Abbiamo deciso unitariamente come Fim, Fiom e Uilm di andare dai lavoratori e spiegare che contrasteremo la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili."

Nonostante le accuse, il governo continua ad affermare di avere non solo un piano, ma anche numerosi acquirenti. Durante l’incontro, il ministro Urso avrebbe parlato ancora di Baku Steel, che si è però defilata nei mesi scorsi, del fondo BlackRock, che chiede tagli ingenti, e di Flacks Group. Inoltre, ci sarebbe anche un quarto acquirente, su cui però si manterrebbe la più stretta riservatezza.

In un comunicato, il governo ha fatto sapere: "L’esecutivo conferma in ogni caso la disponibilità a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti e anche dei rilievi più controversi, sollevati dalle stesse organizzazioni sindacali alle proposte avanzate dal governo per la gestione operativa dell’azienda in questa fase di transizione."

A partire da dicembre, però, aumenteranno ancora i dipendenti dell’azienda in cassa integrazione. Chiuderanno infatti le cokerie, gli stabilimenti per la produzione del coke, per i lavori di decarbonizzazione. Su poco meno di 8.000 dipendenti totali, entro gennaio potrebbero diventare 6.000 quelli in cassa integrazione.