La BCE lascia i tassi d'interesse invariati al 2% per la terza volta consecutiva, 2,15% sui rifinanziamenti e 2,4% sui prestiti marginali
La Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di interesse, citando la stabilità dell'inflazione e i dati positivi su occupazione e crescita economica come ragioni
A seguito della riunione del direttivo svoltasi a Firenze, la Banca Centrale Europea ha confermato i tassi di interesse invariati al 2% per la terza volta consecutiva, con i tassi sui rifinanziamenti al 2,15% e quelli sui prestiti marginali al 2,40%. Una decisione dettata dalle prospettive macroeconomiche della zona euro, che si confermano sufficientemente positive e in linea con quanto previsto, da poter evitare una riduzione del costo del denaro.
La BCE mantiene i tassi fermi al 2%, inflazione sotto controllo
La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha spiegato che i dati emersi negli ultimi mesi hanno dimostrato che l'inflazione in Europa è ormai stabile e vicina ai livelli ideali di un'economia in crescita. L'obiettivo del 2% rimane prossimo sia nella media dell'Eurozona, sia in quasi tutti i Paesi che ne fanno parte.
Il Consiglio direttivo ha però invitato alla cautela e ha diffuso una nota dichiarando:
“Le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, il Consiglio direttivo seguirà un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione.”
Nessuna indicazione, quindi, su quali potrebbero essere i prossimi passi della BCE per quanto riguarda i tassi di interesse. Oltre all'inflazione, i parametri presi in considerazione per questa decisione sono solitamente i principali indicatori macroeconomici: su tutti, lo stato del mercato del lavoro e la crescita dell'economia.
Nel primo caso, nell'Eurozona il tasso di disoccupazione è stabile dall'inizio del 2025, attorno al 6,3%, con alcune variazioni congiunturali che però non sembrano compromettere la traiettoria. Parzialmente più problematica la crescita, influenzata soprattutto dalla situazione dell'economia tedesca. Negli ultimi due semestri, il PIL dell’area euro è aumentato solo dello 0,2%.