Mediobanca, Alberto Nagel si dimette da CEO dopo 22 anni, la lettera ai dipendenti citando Orazio: "La Grecia, conquistata dai Romani, conquistò il selvaggio vincitore"

"Vi attendono ora nuove sfide che, ne sono certo, sarete pronti a superare stando uniti e preservando quella cultura e diversità che vi rendono unici. Sono certo che la nuova proprietà non potrà prescindere dal valorizzare il vostro non comune patrimonio di professionalità", ha scritto Nagel nel suo commiato

Alberto Nagel ha annunciato le sue dimissioni da amministratore delegato di Mediobanca dopo 22 anni alla guida dell’istituto. La comunicazione ufficiale è arrivata giovedì 18 settembre, nel corso di un consiglio di amministrazione convocato per discutere proprio della sua uscita, a seguito dell’operazione di acquisto di Monte dei Paschi di Siena.

Durante la riunione sono stati esaminati anche il bilancio 2024-25, chiuso con un utile netto di 1,3 miliardi di euro, e la convocazione dell’assemblea degli azionisti fissata per il 28 ottobre, data in cui le dimissioni di Nagel avranno effetto. Tra le possibili soluzioni per la gestione della transizione, si valuta un trasferimento delle deleghe operative a un altro dirigente di rilievo, come il direttore generale Francesco Saverio Vinci o il ceo di Mediobanca Premier Gian Luca Sichel.

La lettera di Nagel ai dipendenti

Nagel ha inoltre indirizzato una lettera ai dipendenti per ringraziarli e salutare, tracciando un bilancio della sua lunga esperienza alla guida della banca. Nel documento, non sono presenti riferimenti alla partecipazione in Generali, storica società assicurativa nella quale Mediobanca detiene il 13,1%, che ha contribuito in modo significativo alla redditività della banca.

Abbiamo fatto insieme un percorso straordinario di crescita e rinnovamento ascrivibile interamente alla vostra capacità e senso di appartenenza”. Ricorda come, tra il 2004 e il 2015, la banca abbia definito una nuova visione focalizzata sul Corporate & Investment Banking e sul Consumer Finance, con un’importante internazionalizzazione e investimenti strategici, e come successivamente si sia puntato sul Wealth Management, con una crescita significativa degli attivi gestiti e delle commissioni.

"Vi attendono ora nuove sfide che, ne sono certo, sarete pronti a superare stando uniti e preservando quella cultura e diversità che vi rendono unici. Così come sono certo che la nuova proprietà della banca non potrà prescindere dal valorizzare il vostro non comune patrimonio di professionalità" ha scritto Nagel.

Nagel sottolinea alcune sue convinzioni chiave, tra cui il “darwinismo bancario”, ovvero la necessità di adattarsi a un contesto in rapido cambiamento per evitare “l’estinzione della specie”, e l’importanza della specializzazione in attività a maggior valore aggiunto per proteggere il valore a lungo termine degli intermediari. "Nell’ultimo ventennio, la banca ha sempre investito in talento umano, triplicando il personale sino a raggiungere gli attuali 6.200 colleghi, a differenza di molti intermediari che hanno dovuto effettuare forti ristrutturazioni; ha distribuito agli azionisti circa 8,5 miliardi, senza mai fare aumenti di capitale ed ha conseguito un total shareholder return del +500%." Sottolinea inoltre che “le banche quotate hanno molte più chance di crescere” grazie all’allineamento tra interessi di azionisti e banca e conclude evidenziando che la forza dell’istituto risiede nella sua cultura identitaria, ereditata da banchieri come Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi, fatta di “competenza, passione, trasparenza e understatement”. Infine, invita a prepararsi alle nuove sfide mantenendo unità e valorizzando il patrimonio di professionalità, ricordando le parole di Orazio: “Graecia capta ferum victorem cepit” (La Grecia conquistata, conquistò il selvaggio vincitore)

Corsa al nuovo Amministratore Delegato di Mediobanca

Come anticipato da Il Giornale d’Italia nelle scorse settimane, la partita per la guida di Mediobanca si è ufficialmente aperta con le dimissioni di Alberto Nagel. Ora l’attenzione si concentra sulla scelta del nuovo amministratore delegato, con la presentazione della lista per il CdA attesa entro il 3 ottobre. Tra i candidati principali figura Francesco Saverio Vinci, attuale direttore generale dell’istituto, considerato una scelta di continuità e stabilità, soprattutto alla luce dell’operazione con Mps. Insieme a lui, circolano anche i nomi di Marco Morelli (presidente di Axa IM ed ex AD di Mps) e Flavio Valeri, attuale presidente di Lazard Italia ed ex Ceo di Deutsche Bank. Più defilata l’ipotesi Mauro Micillo (Intesa Sanpaolo IMI), che avrebbe manifestato la volontà di restare nel gruppo. Non mancano outsider con forte esperienza internazionale come Giorgio Cocini (Pimco), Francesco Pascuzzi (Goldman Sachs) e Bernardo Mingrone (Nexi), mentre resta sul tavolo anche la possibilità di un nome vicino a Lovaglio, come Maurizio Bai, vice direttore generale vicario di Mps.