Google, respinta la vendita di Chrome dal tribunale USA ; il giudice impone solo restrizioni su pratiche anti-concorrenziali
La Corte limita contratti esclusivi e obbliga Google a condividere dati con i concorrenti, evitando però la cessione forzata di Chrome e Android
Come deliberato dal giudice degli Stati Uniti Amit Mehta Google Chrome può restare a Google. Le richieste del dipartimento di giustizia degli USA, che chiedevano la vendita forzata del browser per ripristinare la concorrenza nel campo delle ricerche online, di cui Google è stata riconosciuta colpevole di "monopolio illegale" nel 2024, sono dunque state respinte.
Uno dei più grandi procedimenti Antitrust si è dunque concluso così, avendo un'immediata reazione del titolo in borsa, dove le azioni hanno guadagnato l’8% nell’after-hours del 2 settembre 2025
Quanto deliberato dal giudice
La decisione del giudice Mehta è stata chiara e inequivocabile "Google non sarà tenuta a cedere Chrome né il tribunale includerà una cessione contingente del sistema operativo Android nella sentenza definitiva. I concorrenti hanno esagerato nel chiedere la cessione forzata di queste attività chiave, che Google non ha utilizzato per attuare alcuna restrizione illegale".
Google ha comunque subito alcune restrizioni e la cessazione di pratiche ritenute anti-concorrenziali. Difatti, l’azienda pòtrà effettuare pagamenti per pre-caricare i suoi prodotti sui dispositivi e non potrà stipulare contratti esclusivi che condizionano pagamenti e licenze.
Oltretutto, Google dovrà condividere alcuni dati con la concorrenza. Delle restrizioni riguardano la moderna intelligenza artificiale: Google non potrà applicare le stesse tattiche che le hanno consentito di monopolizzare le ricerche online
Come ha reagito Google alla decisione del giudice
Google ha risposto con un post sul proprio Blog in cui ha dichiarato: "La Corte ha imposto dei limiti alla distribuzione dei servizi Google e ci obbligherà a condividere i dati di ricerca con i nostri concorrenti» aggiungendo «siamo preoccupati per l'impatto che questi requisiti avranno sui nostri utenti e sulla loro privacy e stiamo esaminando attentamente la decisione. La Corte ha riconosciuto che la cessione di Chrome e Android avrebbe superato l’ambito del caso, incentrato sulla distribuzione della ricerca, e avrebbe danneggiato i consumatori e i partner".