Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo): "La guerra dei dazi danneggia tutti, fermarla è nell’interesse comune, ostacola crescita e globalizzazione"
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: "Siamo pronti a incrementare l’aiuto all’economia reale: già €200 miliardi di nuovi crediti e €5 miliardi investiti in tecnologia"
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, in occasione dell'Assemblea ABI 2025 ha dichiarato:
Quali potrebbero essere gli effetti se la guerra commerciale dovesse essere ancora più dura, in attesa di capire le mosse degli Stati Uniti sull'Unione europea?
"Io non credo che la guerra commerciale dei dazi avrà un lungo decorso perché alla lunga potrebbe avere delle ripercussioni, come già in parte ci sono state, sul tasso di cambio del dollaro. D'altra parte la guerra dei dazi viene vista come un modo per spostare i flussi commerciali, ma è anche un modo per raccogliere denaro perché i dazi si pagano e il governo che ha imposto i dazi ha delle entrate in questo modo. Ma queste entrate vanno a carico dei consumatori interni che pagano prezzi più alti, quindi c'è un trade off. Io credo che non sarà molto lunga la contesa con questi strumenti perché alla fine vengono a costare a tutti coloro che partecipano agli scambi internazionali. Non dimentichiamo che la globalizzazione è una cosa molto banale, si produce dove costa meno. I dazi ostacolano la globalizzazione e quindi fanno in modo che la produzione di tutto costi di più per tutti. Non è nelle convenienze di nessuno continuare a lungo in questa direzione."
Se i dazi li pagano tutti vuol dire che l'Europa non dovrebbe, se si trovasse nella condizione di poterlo fare, introdurre dei contro dazi sulle merci americane.
"Naturalmente questo significa aumentare la guerra commerciale e quindi bisogna anche vedere se può essere efficace indurre la controparte ad abbandonare queste richieste di dazi. Non dimentichiamo poi che gli Stati Uniti sono forti non soltanto per quanto riguarda il mercato finanziario, ma anche per la tecnologia. L'Europa non può fare la guerra alla tecnologia americana per quanto riguarda i servizi di alta tecnologia digitale perché noi di quella tecnologia abbiamo bisogno. E infatti si parla di esonerare quel tipo di prestazione."
Il ministro Giorgetti auspica un maggiore contributo delle banche italiane per quanto riguarda l'ossigeno da dare all'economia reale. Dice che il governo ha fatto la sua parte, le banche italiane sono pronte a incrementare l'aiuto all'economia reale dando maggiori prestiti?
"Sono pienamente d’accordo con il Ministro Giorgetti, che ringrazio per la gestione attenta del bilancio pubblico e per aver contribuito, dopo tanti anni, al miglioramento del rating della Repubblica. Si tratta di un risultato significativo, perché il rating sovrano rappresenta il tetto massimo per quello delle banche e costituisce la base su cui si fondano i tassi di interesse applicati alla clientela. Nel primo semestre di quest’anno abbiamo già aumentato le erogazioni: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, abbiamo messo a disposizione delle imprese italiane 200 miliardi di euro in nuovi crediti. Inoltre, abbiamo investito 5 miliardi di euro in tecnologie interne e siamo pronti a sostenere ulteriori incrementi. Siamo orgogliosi di poter distribuire dividendi e remunerare adeguatamente il capitale: questo è essenziale. I regolatori – Banca d’Italia e Banca Centrale Europea – ci richiedono infatti di detenere capitale di alta qualità a fronte dei crediti concessi. Parliamo di capitale costituito da azioni, che devono poter assorbire eventuali perdite in caso di mancato rimborso dei prestiti, garantendo così la sicurezza dei depositanti. In altre parole, non possiamo concedere crediti se non disponiamo di un adeguato capitale proprio, e non possiamo attrarre capitale proprio se questo non viene remunerato in linea con le condizioni di mercato."