Istat, il deficit sale al 9% del Pil, l'inflazione all'1,7%: prezzi e debito pubblico in rialzo, spesa familiare più cara di 622 € in sei mesi

Nel primo trimestre del 2025, l'Istat ha rilevato un peggioramento nel rapporto deficit/pil, salito a quasi -9%. A giugno cresce l'inflazione dello 0,2% mensile e dell'1,7% annuo

Nei primi sei mesi del 2025, l’Italia si presenta con conti pubblici in peggioramento e una pressione sui prezzi che, nonostante tutto, non arresta il potere d’acquisto delle famiglie. Secondo l’Istat, nel primo trimestre dell’anno il rapporto deficit/PIL è salito a circa -9%, rispetto al -8,2% dello stesso periodo del 2024. In calo anche il saldo primario, -4,7% contro -4,8%, e il saldo corrente, -3,5% contro -3,4%. Il peggioramento è legato a una crescita del 4% delle spese pubbliche, più marcata rispetto alle entrate, con un’incidenza sul PIL delle uscite pari al 50,4% (+1,2 punti) e delle entrate al 41,9% (+0,9 punti).

Istat, il deficit sale al 9% del Pil, l'inflazione all'1,7%: prezzi e debito pubblico in rialzo, spesa familiare più cara di 622 € in sei mesi

Nonostante l’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie continua a salire (+0,9%), grazie a un aumento dell’1,8% del reddito disponibile. Cresce anche la propensione al risparmio, stimata al 9,3% (+0,6 punti), e i consumi fanno segnare un +1,2%.

La pressione fiscale si attesta al 37,3%, in crescita di 0,5 punti rispetto all’anno precedente. A giugno, l’inflazione ha registrato un +0,2% su base mensile e un +1,7% rispetto a giugno 2024. L’aumento dei prezzi è trainato dai servizi legati ai trasporti, in particolare quelli marittimi (+17,9%) e su strada (+1,9%). Decelera invece il trasporto aereo, che segna comunque un +8,5% rispetto a maggio.

Forte accelerazione anche nel comparto alimentare, con un +3,5% su base annua, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto aumentano del 2,1%. Cala invece l’energia, con una flessione del -2,5%.

Tradotto in cifre, per una famiglia con due figli l’aumento del costo della vita nella prima metà del 2025 equivale a 622 euro in più, di cui 338 euro solo per alimentari e bevande. “Una stangata da 356 euro per il carrello della spesa”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.