Unicredit, offerte 209 filiali alla Ue per ok dall’Antitrust all’acquisizione Banco Bpm, decisione Dg Comp entro il 19 giugno
La cessione riguarda il 14% della rete Banco Bpm per evitare concentrazioni di mercato, in Veneto e Piemonte i tagli più forti, resta il nodo Golden Power con udienza fissata al 9 luglio
Unicredit ha presentato alla Dg Comp, l’Autorità Antitrust europea, una proposta per la vendita di un pacchetto di 209 filiali, pari a circa il 14% della rete attuale di Banco Bpm, composta da 1.400 sportelli. Questa mossa mira a ottenere l’approvazione per l’acquisizione dell’istituto di Piazza Meda.
La proposta è finalizzata a risolvere le problematiche di concentrazione in alcune aree italiane dove, in seguito alla fusione, Unicredit supererebbe il 20% di quota di mercato. Particolarmente impattata sarebbe la provincia di Verona, dove quasi la metà delle filiali da cedere si trovano su 91 sportelli Banco Bpm e 90 dovrebbero essere venduti. Anche Novara vedrebbe una riduzione significativa con la cessione di circa il 90% delle 32 filiali, mentre a Modena e Alessandria dovranno essere vendute rispettivamente 23 su 49 e 16 su 30 filiali. A Milano, dove la presenza di Unicredit è meno rilevante, saranno cedute solo 6 filiali, pari al 3% della rete Banco Bpm.
La Dg Comp dovrà esprimersi entro il 19 giugno e non esclude la possibilità di richiedere ulteriori concessioni da parte di Unicredit. Il caso è oggetto di un’interlocuzione in corso a Bruxelles, con la Commissione Ue che potrebbe decidere di mantenere il dossier sotto la propria competenza, respingendo la richiesta dell’Agcm italiano di farsi carico del caso, dato l’impatto significativo sull’andamento concorrenziale del mercato italiano.
Rimane inoltre in vigore il Dpcm adottato dal governo italiano nell’ambito del Golden Power, che Unicredit sta cercando di modificare attraverso un ricorso al tribunale amministrativo. L’udienza sul merito è fissata per il 9 luglio; nel frattempo, l’istituto ha deciso di non chiedere la sospensione degli effetti del decreto, una scelta vista come un tentativo di mantenere un dialogo costruttivo con il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti. Quest’ultimo continua a mantenere una posizione ferma sul mantenimento delle prescrizioni del decreto, nonostante le pressioni di alcune forze politiche, tra cui Forza Italia e il ministro degli Esteri Antonio Tajani.