Unicredit e Banco Bpm , scontro sull’OPS da €10 miliardi; golden power, ricorsi al Tar e dubbi sul valore reale

Il Tar deciderà il 9 luglio sull’OPS Unicredit-Banco Bpm, mentre il 10 giugno valuterà la sospensione imposta dalla Consob; intanto si attendono i rilievi dell’Antitrust Ue, che potrebbero influenzare in modo decisivo l’esito dell’operazione

Unicredit e Banco Bpm, scontro sull’OPS da €10 miliardi; golden power, ricorsi al Tar e dubbi sul valore reale. Si accende nuovamente il confronto tra Unicredit e Banco Bpm in merito all’offerta pubblica di scambio da 10 miliardi lanciata da Piazza Gae Aulenti sull’istituto guidato da Giuseppe Castagna. A riattivare lo scontro è stata la decisione di Unicredit, sotto la guida di Andrea Orcel, di ritirare la richiesta di sospensiva cautelare sul golden power presentata al Tar il 22 maggio.

La banca ha giustificato la mossa parlando di segnali di apertura provenienti dal Ministero dell’Economia. Tuttavia, da fonti vicine al Mef arrivano smentite, alimentando le divergenze.

La posizione ufficiale di Unicredit

In una nota diffusa da Unicredit, si legge che il Tesoro ha inviato una comunicazione il 30 maggio, nella quale vengono "chiariti i termini in cui si svolgeranno le attività di monitoraggio" previste dal decreto sul golden power.

L’istituto ha interpretato il messaggio come un'apertura al dialogo e ha deciso di rinunciare alla sospensiva: "Unicredit prende atto del tenore della risposta fornita dal Mef – si legge nella nota – e ha ritirato la richiesta di misure provvisorie per favorire un dialogo costruttivo".

Nonostante questo gesto, ogni previsione sull’esito della trattativa rimane incerta. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato la posizione già espressa nelle scorse settimane:
"C’è un golden power che prevede una procedura di monitoraggio, che è stata avviata. Nella procedura di monitoraggio Unicredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni. Noi dovremo dare una risposta a queste osservazioni".

Parallelamente, Unicredit mantiene la propria posizione sul merito della questione e ha anche chiesto una sentenza del Tar in tempi brevi per ottenere "definitiva chiarezza".

Il punto di vista di Banco Bpm

Giuseppe Castagna, ceo di Banco Bpm, ha fornito una ricostruzione molto diversa dei fatti: "Ci risulta invece che proprio ieri sera l'offerente abbia richiesto al Tar l'annullamento della lettera di precisazioni del ministero", ha dichiarato, lamentando nuovamente "confusione e incertezza" nei comportamenti di Unicredit.

Da Piazza Gae Aulenti, tuttavia, è trapelato che la versione offerta da Castagna non sarebbe corretta. In merito al valore dell’offerta, che Unicredit continua a definire “a premio”, il numero uno di Banco Bpm ha replicato con tono critico: "Parlare di premio è quasi manipolare il mercato, che dice il contrario. Siamo tra il 7 e l’8% di sconto. Attualmente quella di Unicredit è una non-offerta. Siamo con i piedi per terra". Alla chiusura dei mercati, la differenza rispetto ai corsi azionari era infatti del 7,4%.

Le tappe chiave in arrivo

Il Tar si esprimerà nel merito dell’operazione il 9 luglio, mentre già il 10 giugno dovrà pronunciarsi sulla sospensione temporanea dell’offerta disposta dalla Consob, a seguito del ricorso di Banco Bpm. Attualmente, Unicredit ha ottenuto la sospensione dell’OPS fino al 21 giugno, un periodo utile per risolvere i nodi giuridici legati al dpcm con cui il governo ha bloccato momentaneamente la scalata.

Anche l’Antitrust dell’Unione Europea deve ancora pronunciarsi sull’operazione, e le sue eventuali condizioni potrebbero incidere significativamente sull’esito finale.

Andrea Orcel è stato chiaro in merito ai tempi decisivi: "L'aggregazione tra Unicredit e Banco Bpm è un'operazione valida, però si scontra con visioni che la rendono de facto non economica. Per questo se il responso del Tar non arriverà in tempo, l'offerta potrebbe decadere".

Il nodo della Russia e il golden power

Uno dei punti critici dell’operazione è rappresentato dalle prescrizioni imposte dal golden power. Tra queste: mantenere per cinque anni un certo livello di impieghi verso famiglie e PMI, continuare a investire in titoli italiani e, soprattutto, cessare le attività in Russia entro il 18 gennaio 2026.

Proprio su quest’ultimo fronte, Unicredit potrebbe accelerare. Due fondi emiratini, Asas Capital e Mada Capital, stanno infatti valutando un’offerta non vincolante da 1,2 miliardi di euro per acquisire AO Unicredit Bank. La proposta è attesa entro la prossima settimana e riceverebbe il favore sia del governo italiano che delle autorità russe, inclusa la Banca Centrale.