UniCredit, due fondi di private equity emiratini pronti a rilevare la filiale russa della Banca: possibile closing entro sei-otto mesi

L’ingresso dei fondi emiratini potrebbe accelerare il disimpegno di UniCredit dalla Russia, facilitando al tempo stesso i rapporti con il governo italiano e aprendo la strada a nuove mosse strategiche nel settore bancario

UniCredit, due fondi di private equity con sede a Dubai pronti a rilevare la filiale russa della Banca: possibile closing entro sei-otto mesi. Un assist inaspettato potrebbe arrivare dal Golfo per Andrea Orcel, CEO di UniCredit, impegnato nella complessa partita del risiko bancario italiano. La notizia, riportata da fonti finanziarie, evidenzia come l’interesse si inserisca nel più ampio contesto delle pressioni normative italiane e comunitarie, in particolare con riferimento al golden power applicato in occasione dell’OPS su Banco BPM.

L'interesse degli investitori mediorientali

L’offerta, secondo quanto trapela, potrebbe concretizzarsi nel giro di pochi giorni. I fondi coinvolti avrebbero già avviato interlocuzioni informali con ambienti vicini a Palazzo Chigi, per testare il consenso politico attorno all’operazione. Si tratterebbe di soggetti già attivi nel recupero di asset europei bloccati in Russia a seguito dello scoppio del conflitto ucraino e delle sanzioni imposte dall’Occidente. A supporto dell’operazione potrebbe affiancarsi anche un investitore italiano, per facilitare la chiusura della trattativa, che comunque richiederà l’autorizzazione di diverse autorità europee.

Prezzo d’acquisto scontato e complessità regolatorie

Il valore stimato per l’acquisizione sarebbe fortemente ribassato rispetto al valore contabile di UniCredit, con uno sconto che potrebbe arrivare fino al 60%. Un elemento che tiene conto non solo della svalutazione dell’asset, ma anche della cosiddetta exit tax introdotta dal governo russo per le società straniere che intendono lasciare il Paese. La cessione, per essere completata, dovrà ricevere il via libera da parte della Banca Centrale Russa, oltre che da altri organismi regolatori russi e, presumibilmente, dallo stesso Cremlino.

La scommessa degli acquirenti è chiara: investire oggi in un contesto sfavorevole, puntando su una futura normalizzazione dei rapporti internazionali e su un rilancio economico della Russia, che potrebbe riaccendere il valore dell’asset acquisito.

Un'opportunità per UniCredit e il governo italiano

L’eventuale vendita della controllata russa rappresenterebbe un punto di svolta anche nei rapporti tra UniCredit e il governo Meloni. Tra le condizioni imposte tramite il golden power per proseguire con operazioni straordinarie in Italia, come l’OPS su Banco BPM, c’è l’impegno ad abbandonare la Russia entro il 18 gennaio 2026. Una cessione anticipata consentirebbe alla banca di Orcel di alleggerirsi prima della scadenza imposta, facilitando le negoziazioni con l’esecutivo.

Fonti vicine al dossier parlano di un possibile closing entro 6-8 mesi. Al momento dello scoppio della guerra, la filiale russa pesava per il 5% sui ricavi del gruppo e per l’1% sui depositi complessivi, con una rete di 13 filiali e una quota di mercato dello 0,5%. Da allora UniCredit ha progressivamente ridotto la propria esposizione, portandola quasi a zero nei confronti di Mosca, e riducendo del 60% il business retail nella regione.

Con questa operazione, l’obiettivo di un’uscita “ordinata” dal mercato russo entro la metà del 2026 potrebbe essere centrato in anticipo, aprendo nuove opportunità strategiche per la banca italiana.