Vigna (Ferrari): "Ogni macchina nasce dal coraggio di osare e dall’emozione: è così che si guida l’innovazione; Taylor made vale il 20%"

Ferrari ha chiuso il 2024 con un utile netto di €1,526 mld (+21%), i ricavi pari a €6,677 mld (+12%) e le previsioni parlano di superare quota €7 miliardi nel 2025

"Una gara di F.1 è la rappresentazione accelerata di quello che succede nella vita di una persona o di un’azienda: non puoi prevedere che cosa succederà."

È la filosofia di Benedetto Vigna che dal 2021 è il Ceo del Cavallino. Fino a quel momento era considerato un’autorità nei semiconduttori grazie a una lunga esperienza in STMicroelectronics. Vigna, nato 56 anni fa a Pietrapertosa (Potenza), è un fisico subnucleare e un inventore da oltre 200 brevetti: a lui si deve il giroscopio, che consentì ad Apple di far ruotare l’immagine sugli iPhone, o i sensori per usare senza fili il joystick della Wii, per citare le soluzioni più pop. Ha contribuito a trasformare l’industria dell’automotive e del lusso.

Lo incontriamo a Maranello, intorno a un tavolo coperto da fogli pieni di schizzi — rettangoli, quadrati, linee — che disegna mentre parla. Lo fa anche mentre spiega perché Ferrari è stata la prima azienda italiana ad adeguare la politica commerciale ai nuovi dazi americani, senza aspettare l’annuncio di Trump, con rincari fino al 10% per le vetture che saranno spedite negli Usa da questo mese:
«Se cambiano le condizioni di contorno, gestirle è dovere di un manager. Abbiamo avuto la crisi dei chip, la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente dove in Israele si trova un nostro fornitore importante. Non è mai semplice ma abbiamo saputo gestirla».

E i risultati lo confermano. Ferrari ha chiuso il 2024 con un utile netto di 1,526 miliardi di euro (+21% rispetto al 2023), i ricavi pari a 6,677 miliardi (+12%) e le previsioni parlano di superare quota 7 miliardi nel 2025.

«Tutto si ottiene grazie alle persone. A chi c’era prima e chi ci lavora oggi, ai partner, ai clienti. Ma i primi a dare velocità siamo noi. Se hai persone motivate, ti anticipano e fanno innovazione. Quindi devi essere esigente ma anche riconoscere quello che hanno fatto».

Mentre studiava fisica a Pisa, avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe occupato dei bilanci Ferrari?
«Mai. Non mi sono mai preoccupato del futuro. Nella vita bisogna essere un bricoleur. Ognuno di noi ha attitudini, per me avere successo significa riuscire ad applicarle al meglio. Venendo da un ambiente piccolo come Pietrapertosa, dovevi inventarti le cose da fare. Da bambino avevo l’officina volante: una borsa rubata a mia madre con degli attrezzi per riparare bici e motorini. Poi ho avviato un’attività senza scopo di lucro: vendevo dei prodotti e con il ricavato organizzavo feste. Partecipavano tutti, anche il prete e i carabinieri. Crescere in ambienti dove c’è poco ti stimola a ingegnarti. Sono un fisico atipico, mentre alcuni che hanno studiato a Pisa pensano che tutti gli intelligenti siano solo lì. Rischiano di sembrare tanti Sheldon (il protagonista nerd di Big Bang Theory; ndr)».

A gennaio è risultato il quarto miglior CEO al mondo dopo Satya Nadella (Microsoft), Tim Cook (Apple) e Jensen Huang (Nvidia). Mentre la Ferrari si è posizionata al primo posto nella classifica dei Leader dell’Innovazione, realizzata da Statista con il «Corriere». Che cosa ha portato in azienda?
«Tre cose. La prima è un rapporto più diretto con tutti. Starò nel mio ufficio per l’1% del tempo. La seconda è un approccio più sicuro con l’innovazione. Fin dall’inizio ho fatto sempre cose nuove e mai il déjà vu. Anche se in carriera ho sbattuto il muso enne volte, un leader di mercato resta tale solo se mantiene vivo il coraggio di osare. La terza è una visione imprenditoriale che mette insieme la dimensione tecnica e di business. Quando è stato annunciato il mio arrivo in Ferrari, c’era chi mi vedeva come uno che vive nelle nuvole. La dimensione del business che gestivo in ST era simile a quella in Ferrari».

A breve verrà lanciata la prima delle sei nuove vetture previste per il 2025. Ma la grande attesa è per il lancio del 9 ottobre della prima Ferrari elettrica.
«È una bella evoluzione e una delle ragioni per cui sono venuto a Maranello. E qui aiuta la mia esperienza con l’innovazione. Continueremo a fare macchine termiche e ibride. Mi piace parlare di addizione della piattaforma elettrica non di una transizione. È impossibile pensare di fare tout court la transizione da un’infrastruttura che si basa così tanto sulla benzina».

È impossibile anche pensare a una Ferrari senza rombo del motore. Che suono avrà quella elettrica?
(risponde sorridendo, perché tutto deve restare segreto) «Ogni Ferrari deve tener conto di design, performance e brividi di guida. In un’azienda del lusso come questa bisogna fare innovazione guidati dall’emozione. E il modello elettrico seguirà una strada tipica di Ferrari e farà quello che serve per andare a destinazione».

Chi comprerà una Ferrari elettrica?
«Alcuni tra i clienti attuali non ne vorranno sapere all’inizio. Altri saranno interessati. E altri che si rivolgeranno a noi solo perché abbiamo l’elettrica».

Le auto elettriche costano di più delle termiche. Come stabilirete il prezzo?
«In genere si segue lo schema costo-prezzo-valore-emozione. Noi facciamo innovazione, non un déjà vu: iniziamo dalla fine, l’emozione, e quindi il prezzo si sposta in base al valore emozionale. Nel lusso vale molto».

In Ferrari la domanda supera l’offerta, come decidete a quali mercati dare la priorità?
«Dipende dalle situazioni contingenti. In passato, con la ripartenza dopo il lockdown cinese per Covid e lo sciopero al porto di New York, abbiamo spedito molto in Cina. Quando gli Houthi hanno reso pericoloso passare nel Mar Rosso, più in Europa e America. Inoltre, ci sono le personalizzazioni: più ne vuoi più aspetti».

Quanto pesano le personalizzazioni?
«Il 20% del fatturato relativo alle auto. Come richieste ne abbiamo di ogni tipo. Una volta ci è stato chiesto un volante di vetro. Impossibile, troppo pericoloso».

Con l’arrivo di Lewis Hamilton, c’era grande aspettativa. Invece, in F1 le rosse faticano.
«Non siamo dove vorremmo ma il potenziale per fare bene c’è. Fred Vasseur e la Scuderia stanno lavorando assiduamente per tornare competitivi».

Intanto, ex ingegneri Ferrari brillano con altri team. Andrea Stella ha portato la McLaren in testa alla classifica mentre l’Audi ha scelto Mattia Binotto per guidarli in F1.
«Se le persone vanno altrove e fanno bene, significa che hanno trovato il posto dove possono dare il meglio».

Cresce l’attesa per la Ferrari del mare che sarà affidata a Giovanni Soldini. Quando arriverà?
«Presto. Siamo in linea con i piani. Livrea e design sono molto belli e non c’entrano niente con quanto visto in passato. Noi facciamo innovazione non un dejà vu»

Fonte: Corriere Economia