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Oro, nuovo record a 3.055 dollari l'oncia (+1%) spinto da crescenti tensioni commerciali globali e da nuovi dazi sulle importazioni USA

Dall’inizio del 2025, l’oro è salito del +15,5% in dollari, +11,1% in euro, per la svalutazione del "biglietto verde", segnando il miglior trimestre dal 2016

27 Marzo 2025

Oro, nuovo record a 3.055 dollari l'oncia (+1%) spinto da crescenti tensioni commerciali globali e da nuovi dazi sulle importazioni USA

Il prezzo dell'oro ha raggiunto un nuovo record, attestandosi a 3.055 dollari l'oncia, con un incremento dell'1%. Questo aumento è attribuito alle crescenti tensioni commerciali globali, in particolare all'annuncio di nuovi dazi sulle importazioni da parte degli Stati Uniti.

Dall’inizio del 2025 il prezzo dell'oro ha registrato un incremento del +15,50% in dollari, potrebbe essere il miglior trimestre dal 2016. La performance si ridimensiona a +11,10% se convertita in euro, considerando la contemporanea svalutazione del biglietto verde.

Il record del 18 marzo​

Precedentemente, il 18 marzo, l'oro aveva raggiunto un nuovo record di $3028,46 l’oncia, con previsioni di un ulteriore aumento a $3100 nel breve termine e $3200 entro sei mesi, grazie all'intensificarsi delle tensioni geopolitiche e commerciali, a un allentamento della politica monetaria e al forte acquisto di lingotti da parte delle banche centrali. Anche l'argento potrebbe beneficiarne, alimentando la spinta verso la de-dollarizzazione.

Effetti dei Dazi su Europa, Oro e Materie Prime

I dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero sembrare un fattore negativo per le materie prime, tuttavia potrebbero spingere l’Europa a intraprendere politiche fiscali e monetarie più ampie. Il rilancio del settore industriale potrebbe rafforzare la fiducia delle imprese, aumentando la domanda di metalli, energia e altre materie prime. Come sottolinea il gestore del fondo Neuberger Berman Commodities, Hakan Kaya, “le tariffe non si applicano nel vuoto: in una guerra commerciale bisogna essere in due per ballare, e la reazione delle altre nazioni è altrettanto fondamentale”.

Oro: Protezione contro Inflazione, Tecnologia e De-Dollarizzazione

Hakan Kaya ritiene che l'oro sia una risorsa particolarmente promettente per diversi motivi, nonostante l’ultimo rally (+14% da inizio anno). Prima di tutto, l'oro ha storicamente svolto il ruolo di una protezione sicura contro l'inflazione. Con l’eventuale aumento delle tariffe sotto l’amministrazione Trump, è probabile che le pressioni inflazionistiche continuino, se non addirittura aumentino. I dazi, infatti, funzionano come una tassa sui consumi, facendo lievitare i prezzi e riducendo il potere d'acquisto. In questo scenario, l'oro diventa ancora più cruciale come copertura contro l'inflazione, spiega il gestore.

Inoltre, l'incremento del deficit federale degli Stati Uniti, aggravato da possibili riduzioni fiscali e aumenti della spesa pubblica per la rimilitarizzazione e la decarbonizzazione, rafforza ulteriormente la tesi a favore dell’oro. “Storicamente, i prezzi dell'oro hanno mostrato una forte correlazione con l'aumento del debito pubblico e prevediamo che questa tendenza persista”, precisa Hakan Kaya.

Il secondo motivo riguarda il fatto che l'oro funge anche da protezione contro i rischi legati al boom degli investimenti in intelligenza artificiale e quantistica. Sebbene questi settori abbiano portato a guadagni significativi sui mercati azionari, ci sono preoccupazioni riguardo ai limiti infrastrutturali, specialmente nell’ambito dell'approvvigionamento energetico, che potrebbero rallentare l'introduzione delle tecnologie AI. “Se queste strozzature dovessero verificarsi, potremmo assistere a una correzione più grave del mercato rispetto a quella attuale, in particolare per quanto riguarda gli indici tecnologici come l'S&P 500”, aggiunge Hakan Kaya. In tale contesto, l'oro potrebbe guadagnare terreno come bene rifugio, soprattutto se il dollaro si indebolisse a causa di minori aspettative di crescita, causate dalla riduzione degli investimenti esteri nei settori tecnologici denominati in dollari e basati negli Stati Uniti.

Il terzo motivo riguarda la continua e solida domanda di oro da parte delle banche centrali, stimolata dai tentativi di de-dollarizzazione. Con il dollaro USA che si mantiene su livelli storicamente elevati e con le preoccupazioni circa la sostenibilità del debito statunitense in un contesto di tassi d’interesse elevati, le banche centrali stanno diversificando sempre più le proprie riserve, spostandosi dai Treasury verso l'oro. Hakan Kaya prevede che questa tendenza proseguirà, rappresentando una fonte stabile di domanda per il metallo.

La crescente domanda degli investitori cinesi

Si prevede che gli investitori cinesi giocheranno un ruolo sempre più rilevante nell’aumentare la domanda di oro nei prossimi mesi. Con il renminbi sotto pressione per via di un deprezzamento e i titoli azionari cinesi che stentano a ottenere guadagni, l'oro sta diventando un rifugio sempre più interessante per gli investitori cinesi in cerca di sicurezza patrimoniale. “Anche se i responsabili politici cinesi potrebbero imporre restrizioni sui capitali per evitare deflussi eccessivi, la domanda di oro come riserva di valore rimane solida”, conclude Hakan Kaya.

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