"Il conto corrente è un diritto per imprenditori e professionisti", la proposta di Bankitalia per garantire servizi essenziali, senza prestiti o fidi
Banca d’Italia suggerisce al legislatore un nuovo diritto al conto di pagamento per imprenditori e professionisti esclusi dal sistema finanziario, la proposta mira a garantire l'accesso ai servizi bancari essenziali, ispirandosi ai modelli di Francia e Belgio
Banca d’Italia ha avanzato una proposta al legislatore per bilanciare il diritto all’inclusione finanziaria con la libertà di iniziativa economica e la stabilità del sistema bancario. La proposta si inserisce nel contesto delle due leggi, firmate dai deputati Romano e Bagnai, che trattano l’obbligo di contrarre e l’impossibilità di recedere dai contratti di conto corrente da parte delle banche.
Durante un’audizione davanti alla Commissione Finanze della Camera, Ida Mercanti, vice-capo del Dipartimento Vigilanza di Banca d’Italia, ha proposto l’introduzione di un “nuovo diritto al conto di pagamento”, da affiancare al conto di base già esistente. Tale diritto sarebbe destinato a categorie specifiche, come imprenditori e professionisti, che potrebbero essere esclusi dal sistema finanziario.
230 esposti alla Banca d’Italia “difficile aprire o mantenere conti di pagamento”
La Banca d’Italia, traa il 2019 e il 2024, ha ricevuto circa 230 esposti riguardanti difficoltà nell'apertura o nel mantenimento di conti di pagamento. Di queste segnalazioni, circa un terzo riguarda il rifiuto da parte degli intermediari di aprire un conto. Sebbene il numero complessivo degli esposti sia limitato, questi rivestono un alto valore informativo, poiché permettono di comprendere meglio le ragioni alla base delle problematiche nei rapporti con gli intermediari. Oltre due terzi degli esposti provengono da società, mentre quasi il 20% è stato presentato da micro-imprenditori o liberi professionisti operanti in vari settori economici.
Ispirarsi a Francia e Belgio, dove esiste un diritto generalizzato al conto
Il nuovo strumento proposto garantirebbe l'accesso ai servizi bancari essenziali, come bonifici e pagamenti elettronici, ma escluderebbe quelli legati al credito, come carte di credito e linee di fido. Oltre a definire chi ne beneficerà e i servizi inclusi, la normativa potrebbe stabilire anche gli intermediari obbligati a offrire questo servizio, per bilanciare una vasta offerta con una gestione adeguata dei rischi e un monitoraggio efficace. Un modello simile è già stato adottato in alcuni Paesi dell'Unione Europea, come la Francia, dove esiste un diritto generalizzato al conto e il Belgio. In questo contesto “al pari di quanto accade per i consumatori, l’apertura e l’utilizzo di questo conto dovrebbe far salvo il diritto di recesso da parte degli operatori in presenza di determinati presupposti. Così da non tenere solo conto degli obiettivi di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo” precisa la responsabile di Via Nazionale.
Le banche e il carattere d’impresa
Gianfranco Torriero il vicedirettore generale vicario dell’Abi ai è esposto sull’argomento, ritenendo che mettere un obbligo generalizzato “significherebbe evocare una funzione pubblicistica o para-pubblica dell’attività bancaria”, in contrasto con la normativa vigente, rivendicando il carattere d’impresa delle banche. Banca d’Italia ritiene che la proposta sia “una limitazione all’esercizio dell’autonomia contrattuale”.
Il principio di rilievo costituzionale è stato sottolineato da Mercanti, evidenziando che è strettamente legato alla libertà di iniziativa economica sancita dall'articolo 41 della Costituzione. Infine, riguardo al recesso, la Banca d’Italia ha messo in evidenza l'importanza di evitare ogni abuso del diritto nel contesto della sua attività di vigilanza. Tuttavia, ha precisato che, in presenza dei presupposti necessari, il recesso può essere uno strumento utile per garantire una gestione prudente degli intermediari.