Bitcoin in ribasso del 2,3% a 85.475 $ dopo il crollo del 12,6%, Pavlovski di Rumble: "Leggi tossiche su stablecoin danneggiano fiducia nelle cripto"
Le preoccupazioni di Tether di fronte alla proposta di restringere l'accesso delle società offshore ai mercati dei titoli del Tesoro statunitense; in un'ottica “America First” strada spiana per la concorrente Usdc
Il bitcoin è in ribasso del 2,3% a 85.475 $ dopo il crollo del 12,6%, Pavlovski di Rumble ha commentato: "Leggi tossiche su stablecoin danneggiano fiducia nelle cripto"
Il calo del bitcoin
Sono tempi duri per il bitcoin che da lunedì 24 a mercoledì 26 ha accusato un ribasso del 12,6% e ieri la situazione non è migliorata con il bitcoin che in serata cedeva il 2,3% a 85.475 dollari. Tra le spiegazioni del crollo si è parlato dell’hack più grosso della storia, ai danni della borsa cripto Bybit, derubata venerdì 21 di 1,46 miliardi di dollari in ethereum. Tuttavia, Bybit è riuscita a soddisfare le richieste di riscatto da parte degli utenti e quindi non sembra essere a rischio fallimento, quindi restano tutte spiegazioni che convincono fino a un certo punto.
Caso Tether
Sta emergendo il caso Tether, la società che emette Usdt, la stablecoin più usata al mondo con circa 400 milioni di utenti e il cui ceo Paolo Ardoino ha ripostato il tweet di Chris Pavlovski, con questo commento: “Molto preoccupante”. Pavlovski è il fondatore e ceo di Rumble, un social che ambisce a fare concorrenza a YouTube e che ha ospitato Trump quando era stato messo al bando da tutti i principali social americani a seguito dell'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte dei suoi seguaci.
Lo scorso dicembre Tether è entrato nell'azionariato di Rumble investendo 775 milioni di dollari. Pavlovski ha scritto: “Ho la netta sensazione che questa legislazione tossica sulle stablecoin stia influenzando negativamente il prezzo di bitcoin e danneggiando la fiducia nelle criptovalute”. Il riferimento è alla regolamentazione delle stablecoin in corso negli Stati Uniti dove tra le diverse proposte sembrano prevalere quelle a sfavore di Tether.
Le restrizioni sugli emittenti di stablecoin offshore
Uno dei punti più critici per la moneta è la proposta di restringere l'accesso degli emittenti di stablecoin offshore, come Tether stessa, ai mercati dei titoli del Tesoro statunitense. Se queste restrizioni venissero approvate, Tether potrebbe essere costretta a ristrutturare le sue riserve, vendendo asset come bitcoin o metalli preziosi e sostituendoli con strumenti conformi, un processo che potrebbe essere costoso e complesso.
Audit più severi e sfida di USDC
Inoltre, Tether è preoccupata per i requisiti di trasparenza e audit più rigorosi previsti da alcune proposte, come lo Stable Act o il Genius Act. Attualmente, la moneta digitale pubblica rapporti trimestrali sulle sue riserve, ma i progetti di legge americani richiedono audit mensili condotti da società contabili con sede negli Usa e una conformità più stretta a standard di riserva 1:1 con asset di alta qualità e liquidità esponendo Tether a maggior controlli e critiche. Per perorare la sua causa, Ardoino la prossima settimana andrà negli Usa per ricordare che Tether conta nelle sue riserve ben 115 miliardi di dollari in titoli a breve del Tesoro Usa, rendendo la società uno dei maggiori detentori di debito Usa al mondo, al 18esimo posto davanti a Stati come Emirati Arabi Uniti, Messico e Australia. Inoltre, con 400 milioni di utenti concentrati nei Paesi emergenti come Turchia e Argentina, Tether aumenta l'influenza del dollaro in quest'area. Ma il suo principale concorrente è Usdc, emesso dall'americana Circle, società legata a doppio filo alla borsa di criptovalute Coinbase e, in un'ottica “America First”, a Washington la tentazione di eliminare un protagonista non Usa potrebbe essere forte.