Banco BPM, i grandi soci sostengono Castagna sull'offerta Anima, oggi 28 febbraio l'assemblea voterà l'incremento a 7 euro per azione

Tra i sostenitori dell'offerta Anima ci sono fondazioni, casse previdenziali e istituzioni come CariLucca, Enpam, Cassa Forense, con anche il supporto di Enasarco; il via libera della Bce e le mosse di Unicredit restano in bilico

I grandi soci di Banco Bpm si schierano al fianco dell'amministratore delegato Giuseppe Castagna nel rilancio su Anima. Oggi 28 febbraio l'assemblea dell'istituto di Piazza Meda voterà sull'incremento dell'offerta per la sgr, portando il corrispettivo da 6,2 a 7 euro per azione. Il via libera potrebbe arrivare con la maggioranza semplice del 50% più un'azione, senza la necessità di una maggioranza qualificata, come confermato dai pareri legali raccolti dal board nelle ultime settimane.

Soci italiani in prima linea

Tra i principali sostenitori della proposta figurano fondazioni e casse previdenziali. Il patto di consultazione, che dopo l'uscita di Fondazione Crt detiene il 6,51% del capitale, include CariLucca (1,24%), Alessandria (0,5%), Carpi (0,07%) e Manodori (0,03%). A questi si aggiungono Enpam (1,99%), Cassa Forense (1,66%) e Inarcassa (1,03%). Fuori dall'accordo parasociale ma favorevoli alla linea del management ci sono anche CariVerona (0,2%) ed Enasarco, nonostante quest'ultima abbia ridotto la propria partecipazione dal 3% all'1,6%, mentre Enpaia ha dismesso lo 0,85% realizzando una plusvalenza.

Il ruolo degli investitori esteri

Tra i soci esteri, occhi puntati su Crèdit Agricole, primo azionista con il 9,18% e derivati sul 15,1%, in attesa del via libera della Bce per convertire la posizione in azioni. La banca francese ha ribadito di voler tutelare i propri interessi industriali, legati alle partnership con Banco Bpm su credito al consumo e assicurazioni. Possibile il sostegno di Davide Leone, che detiene il 5,47% del capitale.

L’incognita Unicredit

Il mercato non crede a un ritiro dell'ops di Unicredit, nonostante l'amministratore delegato Andrea Orcel abbia vincolato l'offerta all'ottenimento del Danish Compromise, il beneficio regolamentare che consente di sterilizzare l'impatto delle partecipazioni assicurative sul capitale. La Bce non ha ancora concesso il via libera e Banco Bpm si è rivolto direttamente all'Eba per un parere ufficiale. Nel frattempo, a Piazza Meda si specula su una possibile doppia offerta di Unicredit: una con il Danish Compromise e una senza, per chiudere l'operazione senza compromettere la solidità patrimoniale.