Valzer del credito, a chi tocca dopo l'Opa di Banca Ifis su illimity, logica industriale ma il mercato valuta insufficiente la parte cash

Il 2025 inizia con i fuochi d'artificio mentre sono ancora aperte tre operazioni dall'anno precedente; il riassetto bancario è destinato a continuare e resta da definire la governance futura del Monte dei Paschi

I seicento milioni di euro raccolti da Corrado Passera sulla piazza finanziaria di Londra per dare vita a illimity, rischiano di dimezzarsi se la proposta di acquisto e scambio lanciata da Banca Ifis per complessivi 298 milioni dovesse arrivare in porto. E se il mercato ha risposto posizionando il valore di illimity già al di sopra dell’offerta di Ifis (a 327 milioni di euro, giovedì sera) è indubbio che l’offerta che arriva da Venezia potrebbe interessare alcuni soci milanesi di Passera.

Virate 

La banca creata dal nulla dall’ex ministro produce utili e distribuisce dividendi, ma è indubbio che il valore di Borsa abbia sempre scontentato gli azionisti, tra cui ha una posizione di rilievo (4%) lo stesso Passera. Alla vigilia della revisione del piano industriale, che avrebbe presentato al mercato una illimity diversa, definitivamente svincolata dal business degli Npl che era stato l’iniziale cavallo di battaglia, l’offerta di Ifis ha colto Passera di sorpresa. È innegabile che l’offerta veneziana presenta una ratio industriale palese e, secondo alcuni, risolverebbe anche precisi problemi in seno a illimity, ma appare evidente che l’operazione, non essendo stata preventivamente concordata, è difficile possa considerarsi
amichevole.

Il consiglio di amministrazione di illimity si è riunito venerdì sera e ha dato una prima indicazione rispetto all’offerta pubblica di acquisto e scambio di cui è oggetto. Poi, fra un mese, depositata l’offerta di Ifis in tutti i dettagli, il consiglio di illimity sarà chiamato rispondere puntualmente. Banca Sella con il 10 per cento, la famiglia Rovati (9,74%), Andrea Pignataro (7,74%)e Tensille capital (7) sono i principali interlocutori di Passera
in questo momento.

La fine dell’avventura di illimity, o se volete la sua evoluzione all’interno di un gruppo più grande, potrebbe segnare una svolta per molti. Le aspettative sono state solo in parte attese e il momento di mercato è tale che nessuno può considerarsi tranquillo o rifiutare un salvataggio.

Soprattutto se ci sono incertezze industriali. Lo tsunami scatenato a settembre da Unicredit, prima con l’offerta sulla tedesca Commerzbank e poi sul milanese Banco Bpm ha prodotto un’onda lunga che non sembra esaurirsi e che dall’oceano dei grandi gruppi si è propagato al mare del risparmio gestito per arrivare alla laguna delle banche specialistiche.

Qui il mega trend del consolidamento fatica maggiormente ad attecchire, anche in ragione in taluni casi di una maggiore aderenza al territorio o di una stretta identificazione con il management e la proprietà che si unisce a uno spirito indipendentista più staccato dalle strette logiche di mercato.

Ma la trasformazione in atto è tale che nessuna nicchia manterrà le proprie prerogative. Ci sono solide roccaforti come il Credem – che ha una proprietà a prova di attacchi – o la Popolare di Sondrio che fa della territorialità una bandiera, ma al loro fianco, dietro i grandi gruppi a vocazione nazionale - dove resta sempre da definire il futuro di Mps - ci sono diverse banche che in Borsa capitalizzano fino a un miliardo e mezzo che potrebbero essere le prossime protagoniste del risiko. L’attenzione delle autorità di vigilanza si è già posata su alcune di queste, quotate e non quotate e la prima soluzione ai problemi delle banche, la storia lo insegna, è l’inserimento in un gruppo più grande e strutturato.

Gioiellino alato 

Di tutt’altra natura, in questo risiko dei più piccoli, è la posizione di Banca Generali. Il gruppo guidato da Gian Maria Mossa sta portando a termine l’offerta pubblica di acquisto su Intermonte ma è, per prestigio, redditività e quote di mercato, l’osservata speciale di questo periodo.

Le Generali hanno la maggioranza del capitale, ma in un futuro riassetto del plotone di vertice della finanza italiana, ovvero una partita che potrebbe interessare oltre al Leone di Trieste anche Mediobanca e Unicredit, il gioiellino alato potrebbe diventare preziosissima merce di scambio. Lo stava già per diventare qualche tempo fa, ora l’onda lunga dello tsunami e il rinnovo dei vertici delle Generali, nella prossima primavera, potrebbero far maturare velocemente i tempi.

Fonte: Corriere Economia