Pensione anticipata a 64 anni, Ragioneria di Stato: "Nel 2025 riguarderà solo 100 persone", Ires premiale solo per 18mila imprese

Appena 100 persone potranno accedervi nel primo anno, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, con una crescita prevista fino a 600 beneficiari annui entro il 2030

Andare in pensione anticipata a 64 anni con i requisiti stabiliti dalla Manovra 2025, appare sempre più un traguardo riservato a pochi privilegiati. Nonostante la possibilità di cumulare previdenza pubblica e privata, la platea di coloro che riusciranno a sfruttare questa misura è estremamente limitata: appena 100 persone nel primo anno, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, con una crescita prevista fino a 600 beneficiari annui entro il 2030.

La misura si inserisce in un contesto di riforme pensionistiche sempre più stringenti. I requisiti di accesso, infatti, sono stati progressivamente inaspriti. Per accedere al pensionamento anticipato nel 2025 sarà necessario avere almeno 64 anni di età, 20 anni di contributi versati, e maturare un assegno pensionistico di almeno 3 volte l’assegno sociale, pari a circa 1.600 euro mensili. Dal 2030, il valore soglia salirà ulteriormente a 3,2 volte l’assegno sociale, ovvero 1.710 euro, un requisito che renderà ancora più arduo l’accesso a questa possibilità.

Pensione anticipata a 64 anni, i sacrifici richiesti ai lavoratori

I lavoratori della Generazione X, nati negli anni Settanta, appaiono i più penalizzati. Chi percepisce uno stipendio netto di 1.250 euro mensili difficilmente riuscirà a soddisfare i requisiti, a meno di destinare tutto il trattamento di fine rapporto (Tfr) ai fondi integrativi e aggiungere contributi volontari considerevoli. Secondo le simulazioni di Smileconomy, chi guadagna circa 1.500 euro netti potrebbe avere qualche possibilità in più, ma solo a costo di rinunce significative. "I traguardi si spostano sempre più su, mentre gli stipendi vanno sempre più giù", osservano gli analisti.

Andrea Carbone, economista e fondatore di Smileconomy, sottolinea come la misura rischi di essere inefficace per i redditi più bassi. "Basta guardare ai dati Covip sul 2023: gli iscritti che versano ai fondi sono solo il 29,7% dei dipendenti e il 13% degli autonomi, con un versamento medio, incluso il Tfr, di circa 225 euro al mese". La confusione normativa e la complessità del sistema previdenziale non fanno che alimentare il senso di frustrazione tra i cittadini, che faticano a credere sia nella previdenza pubblica che in quella integrativa.

Il quadro si complica ulteriormente guardando al lungo termine. L’età di accesso alla pensione anticipata è destinata a salire con l’aspettativa di vita. Chi è nato nel 1970, ad esempio, potrà uscire dal mondo del lavoro non prima dei 65 anni nel 2035, mentre i nati nel 1974 dovranno aspettare i 66 anni nel 2040. Anche i requisiti economici, legati all’inflazione, aumenteranno, rendendo la pensione anticipata sempre più un “affare da ricchi”.

Le norme approvate, pur introducendo il cumulo tra pensione pubblica e rendite dei fondi integrativi, non sembrano in grado di risolvere le disuguaglianze strutturali del sistema previdenziale italiano. Solo i lavoratori con stipendi elevati e carriere continue potranno beneficiarne, mentre per la maggioranza dei dipendenti con redditi bassi o medi l’anticipo pensionistico rimane un miraggio.

Ires premiale per 18mila imprese

La Legge di Bilancio 2025 introduce una misura denominata "Ires premiale", che prevede una riduzione dell'aliquota dell'Imposta sul Reddito delle Società (Ires) dal 24% al 20% per le imprese che rispettano specifici requisiti. Circa 18.000 aziende potrebbero beneficiare di questa agevolazione fiscale nel 2025. Per accedere all'Ires premiale, le imprese devono destinare almeno l'80% degli utili dell'esercizio 2024 a una riserva apposita, con l'obbligo di reinvestire almeno il 30% di tale somma in beni strumentali nuovi nell'ambito dei programmi Transizione 4.0 o 5.0. La misura vale 349,9 milioni di euro nel 2025 e 116,6 nel 2026.

È inoltre richiesto un incremento dell’occupazione a tempo indeterminato di almeno l’1% rispetto alla media dei dipendenti registrata negli anni 2022, 2023 e 2024. Le aziende non devono aver fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG) nel 2024 e non devono farne nel 2025, salvo per eventi transitori e non imputabili all’impresa o ai dipendenti.

La misura sarà applicabile solo per l'anno 2025, e le imprese dovranno rispettare rigorosamente i requisiti stabiliti per beneficiare della riduzione dell'aliquota. Inoltre, la misura sarà finanziata attraverso un contributo straordinario di 400 milioni di euro a carico di banche e assicurazioni. In sintesi, l'Ires premiale rappresenta un'opportunità per le imprese virtuose che intendono investire nella crescita e nello sviluppo, contribuendo al rafforzamento del tessuto economico nazionale.