MfE - Mediaset, i 3 pretendenti che studiano il dossier: Urbano Cairo, Vivendi e la possibile cordata GEDI - AP Lapresse - RUMORS
Tra i contendenti dell’impero mediatico detenuto dalla famiglia Berlusconi figurano Vivendi e Urbano Cairo, da poco tornato da un viaggio negli Usa dove ha incontrato i Big Three della stampa internazionale e 2 grandi Fondi di Private Equity. Anche Gedi potrebbe essere interessata all’acquisto insieme ad AP Lapresse, forti del sodalizio tra Elkann e Durante. Jaki rinuncia alla vendita de La Repubblica e Iervolino si prepara a lanciare un proprio quotidiano
Tante le questioni che la morte di Silvio Berlusconi ha lasciato in sospeso. Nonostante le ipotesi sul destino delle aziende del Cavaliere, ci si chiede quali potrebbero essere le opzioni strategiche per MFE-Media for Europe (ex Mediaset) e il relativo controllo. Il destino dell’impero mediatico fondato nel 1993 dalla famiglia Berlusconi mediante la società Fininvest, potrebbe essere quello della vendita, di un tentativo di acquisizione o il conferimento in un gruppo più ampio, oltre. E, mentre l’assetto dell’azionariato interno della holding non è ancora stato ufficialmente stabilito, le voci su un passaggio di proprietà del Biscione si fanno sempre più insistenti. Del resto, nei giorni successivi alla morte del Cavaliere, le azioni di MfE hanno strappato al rialzo del 24% per la MFE A e del 17% per le MFE B, con acquisti effettuati non solo da speculatori ma anche da "mani forti".
In ogni caso, si dovrà prima aprire il Testamento del Cavaliere al fine di delineare con precisione i vari attori coinvolti e definire le eventuali scelte future.
A livello di azionariato, la famiglia Berlusconi detiene il 41,8% del numero di azioni (MFE B + MFE A) e il 48,57% del capitale sociale per valore nominale, ma con il 50% dei diritti di voto. Segue Simon Fiduciaria (rispettivamente, con il 15,96% e il 18,40%), Vivendi (con il 3,84% e il 4,45%), poi la stessa Mediaset con azioni proprie (1,36% e 2,87%). il residuo, è flottante sul mercato (37,36% e 25,61%). Difficile quindi prendere il controllo di MfE senza il coinvolgimento della famiglia Berlusconi.
Urbano Cairo tra i pretendenti dopo il dialogo a NY e Washington con i Big Three del giornalismo mondiale e due grandi fondi
Tra i nomi più interessati al dossier MfE spicca quello di Urbano Cairo, patron di Rcs.
L’ipotesi di una vendita era già stata paventata il mese scorso quando, il giorno dopo la morte del suo fondatore, le azioni erano volate in Piazza Affari, mentre un interessamento da parte del manager si era già vociferato a maggio. I rumors su un possibile acquisto sono stati alimentati dal recente tour di Cairo negli Stati Uniti, che ha toccato New York e Washington. Non sembra essere stato esclusivamente un viaggio di piacere quello che Urbano ha fatto in compagnia dei figli, incontrando, nel corso della sua permanenza i vertici del giornalismo internazionale. Urbano Cairo non tornava nel Nuovo Continente dal 2000, per cui i colloqui con i dirigenti dei Big Three della stampa mondiale, il New York Times, il Washington Post e il Wall Street Journal potrebbero essere finalizzati a un subentro più oculato e volto all’internazionalità della storica azienda della famiglia Berlusconi. Ma ad accreditare l’ipotesi di una scalata verso il Biscione è anche stato l’incontro con due grandi fondi americani, sia nella Grande Mela che nella città presidenziale, un modo forse per completare un’acquisizione affiancato da partner globali (con la conseguente successiva cessione della Tv La7 a Discovery). Il manager tuttavia ha pubblicamente smentito il progetto: «Mediaset non è contendibile», ha dichiarato nel corso di un evento a New York, «Piersilvio e Marina hanno tutta l'intenzione di tenere l'azienda. È un non problema, così come Mondadori. Non credo che succederà nulla».
Vivendi di Bollorè punta all'espansione internazionale
Tra i pretendenti anche Vivendi, società di media francese di Vincent Bolloré, terzo azionista del gruppo del Biscione con una quota di circa il 4% (3,84% del numero di azioni e il 4,45% delle azioni al valore nominale)
Il magnate francese potrebbe così continuare la sua scalata all’interno delle reti di Cologno Monzese iniziata nel novembre del 2016 e proseguita con anni di numerosi scontri e battaglie legali. Vivendi era riuscita ad aggiudicarsi in Borsa il 28,8% di azioni che è stata poi costretta a venderne il 19,19% alla società Simon Fiduciaria (che adesso detiene il 15,96% delle azioni e il 18,40% del capitale, senza il dritto di voto). Tra le opzioni c’è un nuovo attacco a Bolloré, deciso ad allargare il suo impero a livello internazionale. Al momento Mediaset rimane non scalabile (salvo il riacquisto dalla Simon Fiduciaria), ma sarebbe comunque possibile che davanti ad un’importante offerta di acquisto, la Fininvest decisa di passare il testimone.
L'ipotesi di cordata GEDI - AP Lapresse e il sodalizio Elkann - Durante per una Mediaset italiana dal sapore d'oltreoceano
Una terza opzione sul podio per la corona, da non escludere, potrebbe essere una cordata italiana che vedrebbe il gruppo GEDI di Elkann (a cui fanno capo l'Economist, La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e una serie di testate locali, oltre a vario radio) e AP La Presse, gruppo internazionale, ma la cui sede italiana è guidata da Marco Durante, notoriamente vicino alla famiglia Elkann come in passato era stato affine a Gianni Agnelli. Rimarrebbe così in Italia Mediaset, ma con uno sbocco e un appoggio di matrice statunitense, essendo per l'appunto l'AP di base in US.
Del resto, l'Avvocato Agnelli è sempre stato interessato ad intraprendere una nuova avventura nel mondo delle TV, passione tramandata al nipote John Elkann, senza mai riuscirvi.
Elkann e Durante saranno peraltro premiati assieme a una serata di Gala a Roma il prossimo 5 luglio presso la Stampa Estera per la realizzazione di un documentario sull’Avvocato, un ritratto sulla sua dimensione personale emerso dalle testimonianze di familiari, amici e collaboratori. "Gianni Agnelli, l'avvocato" è il documentario diretto da Emanuele Imbucci e presentato da LaPresse e Rai Documentari.
in ogni caso, si dovrà prima aprire il Testamento del Cavaliere al fine di delineare con precisione i vari attori coinvolti e definire le eventuali opzioni future.
La Repubblica, Elkann si tira indietro dalla trattativa con Iervolino, che si prepara a lanciare un proprio giornale
A proposito del Gruppo GEDI, nel frattempo Elkann ha rinunciato a vendere La Repubblica a Iervolino, essendosi arenata la trattativa che proseguiva da tempo per motivi sia di prezzo che di perimetro dell’operazione. John Elkann, infatti, avrebbe richiesto un prezzo maggiorato rispetto ai € 193 mln pagati, per optare poi di mantenere la testata all'interno del gruppo. Dal canto suo Iervolino avrebbe quindi maturato la decisione di fondare e lanciare un proprio giornale, che dovrebbe venire alla luce il prossimo autunno. Una testata moderata di centro, con velleità nazionali, in concorrenza con il Corriere.