Stefano Donnarumma e la nomina in CDP VC, i due nodi da sciogliere: buona uscita e stipendio. Spunta l'opzione TIM / Reti / Netco - ESCLUSIVA

L'ex numero uno di Terna, assumendo la carica di Ad di CDP Venture Capital non avrebbe diritto alla buona uscita e chiederebbe inoltre uno stipendio 3 volte superiore a quello dello stesso Scannapieco. Spunta l'opzione TIM / Reti / Netco, con ipotesi nomina alla Presidenza della controllante e/o alla guida della rete

Ancora qualche nodo da sciogliere nella matassa che vorrebbe Stefano Donnarumma alla guida di CDP Venture Capital, notizia che, si ricorda, è stata anticipata in esclusiva da questa testata. Sfumata infatti l'ipotesi della nomina ad AD di Enel, l'ex numero uno di Terna dovrebbe sostituire l'uscente Resmini nella controllata di CDP. 

La nomina di Donnarumma era poi stata preannunciata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanbattista Fazzolari, ma il 18 aprile avrebbe dovuto essere formalizzata dal consiglio di Cdp, che attraverso Cdp Equity (70%), insieme a Invitalia (30%), controlla la sgr del Venture Capital che gestisce, attraverso 12 fondi, ben 3,12 miliardi di euro di asset.

Ma ci sono 2 nodi da sciogliere: buonuscita trasferimento intercompany e livello di stipendio.

Trasferimento intercompany: nessuna buonuscita

Bisogna infatti in primo luogo ricordare che Terna è partecipata al 29,85% da CDP Reti, società controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti e CDP VC è controllata per il 70% da CDP Equity.

Si tratterebbe dunque per Donnarumma di un trasferimento inter-company, tra due società dello stesso gruppo.

Ci si chiede quindi, nei corridoi del Mef, se chi sta per incassare una liquidazione da Terna (che ammonterebbe a circa € 6mln) possa andare subito dopo al vertice di un’altra società del gruppo Cassa depositi e prestiti come Cdp Venture Capital. Un passaggio che deve essere, peraltro, vagliato bene, anche per non incappare in potenziali rilievi della Corte dei Conti

In sostanza, la criticità è che nel trasferimento infragruppo Donnarumma dovrebbe rinunciare alla buonuscita, una clausola non di poco conto per l'ingegnere rimasto recentemente a bocca asciutta davanti a una candidatura che gli sarebbe risultata decisamente più conveniente. 

Livello di stipendio, 3 volte superiore a quello dello stesso ad di CDP

Una seconda problematica riguarda, invece, la remunerazione dell'ad entrante, sulla quale non è ancora stato raggiunto un accordo. La richiesta per l'accettazione dell'incarico sarebbe infatti condizionata al mantenimento dello stesso livello di stipendio percepito in Terna, con una ulteriore maggiorazione. Si ricorda che nel 2021 lo stipendio di Donnarumma ammontava a €2,1 mln, di cui poco meno di 1,1 mln di quota fissa, €582mila euro di bonus e azioni per circa €475mila. 

Se a questo si aggiunge che lo scorso anno i ricavi di Terna sono saliti del +13,8%, anche per effetto del rialzo dei prezzi, lo stipendio 2022 risulterebbe ancora più elevato. E dietro l'angolo, l'aspettativa sarebbe stata quella di arrivare ai circa 4 milioni di euro di Francesco Starace, ad uscente di Enel.

In ogni caso, ci si troverebbe nella situazione di un ad di una controllata(Cdp VC) di una contollata (Cdp Equity) che guadagnerebbe 3 volte lo stipendio dell'ad della holding (Cdp).

La remunerazione di Dario Scannapieco, ad di Cdp, è infatti di poco superiore agli 800 mila euro.

Ipotesi di promozione al timone di CDP o Invitalia allo scadere dei board

Resterebbe all'orizzonte l'ipotesi di promozione di Donnarumma ai piani alti. In prospettiva, infatti, ci potrebbe essere l’opzione di salire al timone della stessa CDP (il cui board scade con la chiusura del bilancio 2023) o di Invitalia (il cui board scade con la chiusura del bilancio 2025).

In parallelo, spunta l'opzione Tim / Reti / Netco
 

In parallelo, spunta l'opzione TIM / Netco, ossia la nomina di Donnarumma alla Presidenza della società di Telecomunicazioni in sostituzione di Salvatore Rossi o come amministratore delegato di Netco / Reti Tim, dove Donnarumma potrebbe valorizzare la sua esperienza nel mondo delle infrastrutture di rete.

Nel frattempo, prosegue il braccio di ferro sempre tra la stessa CDP (che detiene il 9% di Tim), insieme al fondo Macquarie, oltre al fondo KKR, con Vivendi. Mentre la società francese rimane ferma su una richiesta di almeno 28 miliardi per la rete, l'amministratore delegato Pietro Labriola sta procedendo ad incontrare tutti gli stakeholder di Tim per trovare una possibile quadra su valori e perimetri della rete (questo il motivo dell'incontro con Arnaud de Puyfontaine e il CFO François Laroze di settimana scorsa, mentre il 2 maggio ci sarà l'incontro con Assogestioni).