Riforma del Patto di stabilità, con nuove regole Italia rischia correzione da 14-15 mld all’anno (0,85% del Pil)
I conti sono stati fatti a Bruxelles in base ai parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata mercoledì 26 aprile 2023
In merito al Patto di Stabilità, secondo la proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea, per l'Italia servirebbe una manovra correttiva da 14-15 miliardi l'anno, pari allo 0,85% del Pil (scenderebbe allo 0,45% del Pil nel caso di un aggiustamento in 7 anni). Questa l'ampiezza del correttivo che il nostro Paese dovrebbe attuare per imboccare la strada del risanamento dei conti pubblici. I conti sono stati fatti a Bruxelles secondo i parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita presentata mercoledì 26 aprile 2023 e sono già stati comunicati ai singoli Paesi.
Riforma del Patto di stabilità, Italia rischia correzione da 14-15 mld all’anno
Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la proposta della Commissione sul nuovo Patto di stabilità "è certamente un passo avanti ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è".
Successivamente il ministro ha fatto sapere che "ogni spesa di investimento poiché è rilevante e produce debito per il nuovo patto deve essere valutata attentamente. Quindi occorre privilegiare solo la spesa che effettivamente produce un significativo impatto positivo sul Pil".
La crisi finanziaria ha mostrato come il Patto di stabilità, così come era stato pensato, non poteva essere applicato. L’obiettivo è quello di evitare che la riduzione del debito pubblico porti a una contrazione degli investimenti e della crescita. Per questo motivo è nata la necessità di riformalo e avere regole più chiare, flessibili e adattabili alle esigenze dei singoli Paesi che compongono l'Unione europea. Il Patto è stato sospeso nel marzo del 2020 per lo choc economico causato dalla diffusione del Covid, tuttavia dovrebbe essere ripristinato da gennaio 2024.
La riforma del Patto - come ha ricordato Il Corriere della Sera - punta ad attribuire una forte titolarità nazionale nell’impegno alla riduzione del debito pubblico con piani completi a medio termine, basati su norme comuni dell’Ue. I Paesi dell'Unione europea saranno chiamati a negoziare con la Commissione Ue piani strutturali di bilancio nazionali a medio termine (l’equivalente dei Pnrr) nei quali definiscono i rispettivi obiettivi di bilancio, le misure per affrontare gli squilibri macroeconomici e le riforme e gli investimenti prioritari per un periodo di almeno quattro anni che potrà essere esteso a sette anni se sostenuto da riforme e investimenti precisi. Questi piani saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio sulla base di criteri comuni della stessa Unione europea.