Piazza Affari, lontano spettro recessione: l'economia italiana tiene. In 10 anni il titolo di Stato italiano +44%

Dal 2013 al 2023 Piazza Affari ha guadagnato il 111%, azionisti tranquilli, ma continua a salire l'inflazione (7,7%). Unicredit e Bper migliorano la posizione, tra le private bank spicca Banca Generali. Bene Poste Italiane. Nel settore lusso spicca Ferrari con il miglior dividendo per azione previsto (1,81 euro)

Ritorni sui dividendi a prova di inflazione. E’ l’istantanea che emerge analizzando le società presenti a Piazza Affari. Il listino milanese si conferma infatti sul gradino più alto del podio europeo per dividend yeld (il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo dell'azione stessa). Un risultato che assume ancora più valore a fronte di un’inflazione che continua a mordere (i lievi miglioramenti riportati dall’Istat a marzo, dove l'indice registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile, sono un buon segnale ma non bastano a rassicurare visto che il livello toccato nel mese è pari a 7,7). Eppure, nonostante questo convitato di pietra, il rialzo dei tassi e la guerra, che hanno zavorrato le aspettative di crescita nell’equity e impattato la sfera del credito, la capacità della società di remunerare il capitale investito resta a livelli alti nella Penisola. E il dividend yeld lo dimostra.

Per rendere un’idea di quanto Piazza Affari anche quest’anno renderà felici gli azionisti basta tenere presente alcuni numeri: nel 2023 sono attesi quasi 30 miliardi di cedole (+11,3%) per un divdiend yeld medio del 4,2% che si confronta con quasi 26 mld staccati l’anno scorso (3,7% il dividend yeld). Il livello è decisamente più elevato rispetto all’Europa dove l’Eurostoxx 50 (che ospita le principali società europee quotate) registra un dividend yeld atteso per l’anno in corso del 3,2%.

Verificato l’assoluto primato di Palazzo Mezzanotte la domanda è: quali sono i comparti che hanno trainato il listino in questa direzione? Energetici, banche e assicurazioni e il segmento dei finanziari specializzati -favoriti dal rialzo dei tassi - guidano la classifica anche se sugli energetici impatta soprattutto l’assenza del dividendo di Saipem. In testa al ranking complessivo dell’Mta ci sono Autostrade Meridionali (gruppo Benetton), Saras e Igd. E prima tra le blue chip è la Stellantis guidata dal ceo Carlos Tavares che ha elevato il dividendo da 1,04 euro a 1,34 euro pari all’8% circa di redditività.

Bene anche Poste Italiane che ha a sua volta alzato la cedola, mentre, volgendo lo sguardo alle banche, in testa ci sono Banca Popolare di Sondrio (6,9%) e Intesa Sanpaolo (6,7%). Unicredit e Bper hanno migliorato la loro posizione mentre tra le private bank spicca Banca Generali (che domani riunisce l’assemblea degli azionisti e la cui data di stacco della cedola è il 22 maggio). Nel 2022 il dividendo per azione della realtà guidata dall’ad Gian Maria Mossa era pari a 1,950 euro, 1,650 euro quello 2023, con un dividend yeld ampiamente sopra alla media e pari al 5,48%. Il ritorno totale per gli investitori che hanno seguito l’enfant prodige del private nel piano di sviluppo è stato infatti del 280% (tra inizio 2013 e inizio 2023), il titolo Bg è quindi nella top ten dei migliori titoli di Piazza Affari nel periodo e la prima tra le banche. I dati confermano l’impegno verso tutti gli azionisti e l’approccio a una crescita sostenibile in grado di portare valore a tutti gli interlocutori che gravitano intorno alla banca. I target a fine 2024 indicano masse nell’ordine dei 100 miliardi e una raccolta di almeno 18 miliardi nel triennio con una crescita dell’utile netto ricorrente nell’ordine del 10% all’anno, oltre a una cedola generosa tra i 7,5-8,5 euro al 2025 comprendendo i pagamenti differiti. I track record passati e il percorso tracciato nel Piano strategico lasciano ben sperare anche per gli anni a venire nonostante la burrasca che ha interessato i mercati. Venendo al settore lusso/automotive spicca invece Ferrari, che guida la classifica dei maggiori dividendi per azioni medi attesi (1,81 euro).

In generale il rischio maggiore per i dividendi è rappresentato dallo spettro recessione che tuttavia non è lo scenario più concreto per l’economia italiana e per Piazza Affari. Se si guarda al lungo periodo a dispetto degli umori dei mercati e dell’impatto di eventi come quelli drammatici registrati nel 2022, la fiducia degli investitori per i mercati esce vincente nel confronto di lungo periodo con le azioni che vincono il derby contro i bond. Negli ultimi 10 anni il nostro titolo di Stato ha guadagnato il 44%, con una volatilità anche abbastanza rilevante considerando i diversi momenti storici e l’attenzione di volta in volta rivolta al Paese; parallelamente Piazza Affari ha più che raddoppiato il proprio valore con l’indice della Borsa italiana che tra fine gennaio 2013 e fine gennaio 2023 ha guadagnato il 111%, comprendendo il contributo dei dividendi reinvestiti alla rivalutazione dei prezzi e quindi il dato total-return, con punte del 180% per le mid-cap tornate fortemente protagoniste sui mercati internazionali per la propensione all’export. E lo spettro recessione difficilmente invertirà questo trend. Gli azionisti possono ancora dormire sonni tranquilli.