Nomine partecipate 2023: il braccio di ferro Meloni-Crosetto su Leonardo e le opzioni per Enel, Eni, Poste, CdP, GdF e Dis
Rinnovo dei vertici delle partecipate, Descalzi confermato in Eni. In Enel papabili Donnarumma o Cingolani. Per Leonardo Meloni e Crosetto ai ferri corti: lei spinge per Cingolani, lui per Mariani
Nomine partecipate 2023, c’è un dato che bisognerà considerare con il rinnovo dei vertici, un dato politico rilevante che coincide con l’esito elettorale delle regionali e che ricade a cascata sui rapporti interni al principale partito di Governo, vale a dire Fdi, il partito di Giorgia Meloni. Uno scenario che rischia di provocare non poche fibrillazioni alla maggioranza. E le partite più importanti ruotano attorno alle aree oggi più strategiche del Paese. Energia, gas, armi, finanza. Tradotto: Enel, Eni, Leonardo e Poste.
Verso la riconferma di Zafarana alla GdF e Belloni al Dis
Data ormai quasi per scontata la seconda proroga al comandante della Gdf Zafarana (anche se circola una rosa di possibili sostituti) e la permanenza di Elisabetta Belloni ai vertici del Dis, saranno le scelte ai vertici delle principali partecipate di Stato a definire nuove cordate e alleanze. Nonché la direzione del governo.
Nomine partecipate 2023: Descalzi confermato in Eni. Nodo aperto su Enel: Meloni pensa a Donnarumma o Cingolani
Sulla conferma di Descalzi a Eni, per il quarto mandato, sembrano essere tutti d’accordo, mentre il primo nodo si aprirà su Enel. Starace, che va verso la conclusione del terzo mandato, ha trasformato profondamente e positivamente l’azienda, ma Giorgia Meloni per quel ruolo da tempo pensa a due persone: Stefano Donnarumma (in pole) o Roberto Cingolani. Alla presidenza si rafforza l'ipotesi di Paolo Scaroni, attuale Presidente del Milan. Un vincolo che rischia però di condizionare anche alcune dinamiche politiche. Non sono state poche, infatti, le occasioni negli ultimi giorni in cui Cingolani - secondo diverse fonti - avrebbe più volte ribadito ad alcuni stretti interlocutori che se non sarà Enel, allora sarà Leonardo.
Nomine Leonardo 2023, Meloni e Crosetto ai ferri corti: lei spinge per Cingolani, lui per Mariani
La convinzione dell’ex ministro e oggi consigliere strategico a Palazzo Chigi è infatti quella di aver maturato un grande credito da sanare con la Premier, forte peraltro di un sostegno anche di Giuseppe Conte, che in veste di Presidente fu il primo a proporgli il ruolo di Ad, poi sfumato e dato a Profumo, ad oggi al termine del secondo mandato.
Cedere la guida di Leonardo a Cingolani non potrà tuttavia non aprire una crepa nei rapporti tra Giorgia e il suo ministro della difesa Guido Crosetto, da tempo orientato ad assegnare la posizione a una figura di lunga esperienza nel mondo della difesa quale Lorenzo Mariani, oggi ai vertici di Mbda e su cui anche la Presidente del Consiglio è sempre stata d'accordo sin dai tempi della formazione del governo, come aveva già anticipato Il Giornale d'Italia. Accordo che adesso la Meloni vorrebbe modificare. La domanda delle domande è quanto possa convenire oggi alla Meloni aprire un ipotetico fronte con il suo ministro della Difesa, legatissimo per storia culturale al Quirinale? D’altronde è opinione di molti anche negli ambienti del deep state tricolore che Cingolani potrebbe presto assumere un ruolo internazionale a lui molto più congeniale rispetto all’attuale strategia di governo, in primis alla giapponese Hitachi. Resta comunque valido il detto "tra i due litiganti il terzo gode", con l'opzione Profumo sul tavolo.
Anche su Poste e Terna potrà essere solo una transizione dolce a blindare il consenso del deep state intorno a Giorgia Meloni. Lo "stato profondo" non vuole scossoni e ama la riservatezza. Per questo episodi come quelli accaduti sul caso Cospito non faranno bene al governo nemmeno in fatto di nomine pubbliche, facendo allontanare manager apprezzati che avrebbero voluto avvicinarsi a Palazzo Chigi.
Nomine partecipate 2023: Del Fante in pole per Poste, ma in FdI c'è chi vorrebbe Cattaneo
Tornando a Poste, Del Fante è in Pole per la riconferma, forte anche dei risultati raggiunti. Ma c'è Flavio Cattaneo, da sempre vicinissimo al Presidente del Senato Ignazio La Russa, accreditato di una posizione di vertice. Non si esclude nemmeno un cambio in corsa di Folgiero in Fincantieri, così come emerge un certo disagio anche all'interno di Cdp, quella Cassa depositi e prestiti che si appresta a giocare un ruolo sempre più centrale con il governo di Giorgia Meloni per volontà della stessa Premier.
CDP, Minenna per la vicepresidenza
Per la vicepresidenza di Cassa depositi e prestiti è spuntato il nome di Marcello Minenna, attualmente assessore in Calabria nella giunta di centrodestra e fino a poco tempo fa direttore dell'agenzia delle dogane.