Rdc, l’Ue contro l’Italia: “Discrimina gli altri lavoratori europei”. Bocciato anche l’assegno unico di Draghi

La Commissione europea apre una procedura di infrazione: “Il requisito dei 10 anni di residenza in Italia viola il diritto dell’Ue”. Stop anche all’assegno unico per i figli a carico

Il reddito di cittadinanza “discrimina gli altri lavoratori europei”. Parola dell’Ue, che ha aperto una procedura d’infrazione contro il sussidio. Che il Rdc fosse un’assurdità Il Giornale d’Italia lo dice da sempre. Ora pare che se ne sia accorta anche la Commissione europea, secondo la quale il requisito dei 10 anni di residenza in Italia viola il diritto dell’Ue in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.

La Commissione Ue: “Il Rdc dovrebbe essere accessibile ai cittadini dell’Ue indipendentemente dalla residenza”

La necessità di risiedere in Italia da almeno 10 anni è stata prevista fin dall’istituzione del Rdc, nel 2019, da parte del governo Conte I. Ora interviene Bruxelles. “Ai sensi del Regolamento 2011/492 e della Direttiva 2004/38/CE le prestazioni di assistenza sociale come il reddito di cittadinanza dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”, è la versione dell’Ue. “Inoltre, dovrebbero poter beneficiare del sussidio i cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi. Inoltre, la direttiva 2003/109/CE richiede che i soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue abbiano accesso a tale beneficio. Pertanto, il requisito della residenza di 10 anni si qualifica come discriminazione indiretta in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non soddisfino questo criterio. Inoltre, il regime italiano di reddito minimo discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono godere di tale beneficio, in violazione della direttiva 2011/95/UE. Infine, il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia”. La Commissione ha deciso di avviare una procedura d’infrazione per mancato rispetto delle norme dell’Ue sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori.

Bruxelles boccia anche l’assegno unico per i figli a carico introdotto dal governo Draghi

Non solo Rdc. La Commissione Ue ha avviato la messa in mora per quanto riguarda il nuovo assegno unico per i figli a carico: bocciata, anche in questo caso, la richiesta di essere da almeno due anni in Italia e risiedere nella stessa famiglia dei loro figli. Lo scorso marzo il governo di Mario Draghi ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico, ma possono beneficiare di questo assegno solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se risiedono nella stessa famiglia dei loro figli. Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto dell’Ue in quanto non tratta i cittadini dell’Ue allo stesso modo, il che si qualifica come discriminazione, si legge in una nota. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari.