WEF Davos 2023: spunta lo spettro della recessione. Ma in Italia si può parlare solo di “frenata”
L’Outlook del World economic forum parla di “recessione globale probabile”. L’inflazione, invece, potrebbe aver raggiunto il picco. L’Italia, meglio di altri Paesi europei
L’apertura del World Economic Forum di Davos non è proprio delle migliori con lo spettro recessione che si aggira tra gli umori dei partecipanti.
Ma in controtendenza ci sono segnali positivi, primo fra tutti la possibilità che l’inflazione abbia toccato il picco e si appresti a ritornare nei ranghi.
I 52 capi di Stato e di governo e gli oltre 2.700 delegati provenienti da più di 130 Paesi, sono riuniti della città svizzera del Cantone dei Grigioni a interrogarsi sugli andamenti geopolitici ed economici del 2023.
Si respira aria di pessimismo, dettata forse di più dagli eventi negativi del 2022 (guerra in Ucraina, caro-energia e cibo) più che dalle reali prospettive di crescita per il prossimo anno.
Questo vale soprattutto per l’Italia dove non si dovrebbe parlare di recessione, ma solo di una frenata.
Lo scenario disegnato al World Economic Forum di Davos
Il 2023 sarà caratterizzato da una “possibile” recessione globale, da tensioni geopolitiche e da politiche monetarie restrittive delle banche centrali, con la Fed e la Bce in testa.
Sono questi i punti critici del Chief Economists Outlook, il consueto sondaggio tra i capi economisti delle maggiori istituzioni finanziarie e aziendali del pianeta riuniti per cinque giorni a Davos.
I due terzi dei partecipanti al forum “ritengono probabile una recessione globale nel 2023” (sono il doppio a pensarlo rispetto allo scorso settembre) e a farne le spese sarebbero soprattutto Usa ed Europa. Di contro, un terzo dei capi economisti ritiene improbabile una recessione.
I segnali positivi dalla BCE e dall’inflazione
Occorre pensare che si tratta di un rapporto basato su prospettive e non su dati analitici ancora tutti da scrivere.
La Banca Centrale Europea, infatti, attenua i timori. Per la BCE, se recessione ci sarà, sarà di lieve entità.
Sul fronte inflazione, il 57% dei capi economisti ritiene che si attesterà su livelli elevati anche per tutto il 2023, non raggiungendo comunque una percentuale plenaria. D’altra parte, dopo i rialzi raggiunti nel 2022, potrebbe essere arrivata al suo picco, preludio di una prossima normalizzazione. A dare manforte alle previsioni più ottimistiche è il prezzo del gas che è sceso a 53,50 euro al megawattora, ritornando ai livelli di fine 2021.
Previsioni 2023: stime di crescita per l’Italia a +0,4%. Meglio che nell’Eurozona
Buone notizie arrivano per l’Italia perché nel Rapporto di Previsione di dicembre 2022 di Prometeia si parla di “decelerazione” e non di recessione per il 2023.
E nonostante nel nostro Paese la riduzione del gas abbia avuto un impatto minino sul calo dei prezzi e non c’è stato un adeguamento dei salari all’inflazione che è stata dell'8,1% nel 2022 (comportando una perdita d’acquisto per i lavoratori), Prometeia ha rivisto al rialzo le stima di crescita per il 2022 a +3,9% dal +3,4% di settembre. Anche per il 2023 la previsione viene migliorata da un +0,1% a un +0,4%, cifra maggiore rispetto a quella attribuita all’Eurozona.