Economia, Finanza
FTSE Mib guadagna il 6,2%, nella prima settimana del 2023. Volano Pirelli, Enel e Interpump. Ma la Befana regala una ‘bomba’: l’agflazione.
FTSE Mib guadagna il 6,2% nella prima settimana dell’anno e si riporta al livello di marzo 2022. Lunedì 2 gennaio ha superato i 24.158 punti e ieri ha chiuso a 25.130 punti. A Piazza Affari volano Pirelli, Enel e Interpump, mentre terminano positive le principali piazze europee, da Parigi (+6%) a Madrid (+5,7%) a Francoforte (+4,9%) e Londra (+3,3%). A sostenere gli investimenti contribuiscono il calo del prezzo del gas e del petrolio (73,1 dollari il Wti e 78 il Brent). Non certo i dati macro in arrivo dai mercati, che sono piuttosto contrastanti.
Il 2023 è un anno spartiacque
I grandi investitori hanno segnato questo Capodanno sull’agenda, come inizio di un anno spartiacque tra il prima e il dopo. Fino al 2022 abbiamo avuto 12 anni di tassi bassi e addirittura negativi. Ma poi la pandemia e la guerra russo-ucraina hanno ribaltato la situazione. L’inflazione è tornata a mordere e le banche centrali sono tutto tranne che permissive. Dunque il 2023 si preannuncia molto incerto per il primo semestre. E non si sa se andremo verso il peggio nel secondo. Vari analisti speravano che le manovre delle banche centrali in questi giorni sia in Europa che Oltreoceano potessero attenuare le pressioni, soprattutto considerando il potere d’acquisto dei salari e gli indici dei prezzi. Ma per ora la Fed non ci sente a rallentare la stretta dei tassi. Dunque la preoccupazione su questo tema è altissima. L’Istat ha rilevato un aumento dei prezzi al consumo a dicembre pari all’8,1% (era +1,9% nel 2021). In Spagna e Francia i prezzi sono scesi, mentre da noi attualmente la corsa è ancora due cifre. A trascinare i rincari in questi mesi sono state soprattutto le bollette energetiche (+50,9%). Si tratta dell’aumento più ampio dal 1985, nonostante questo sia uno degli inverni più caldi da decenni.
L’agflazione, questa sconosciuta
La tanto temuta stagflazione a fine 2022 non è arrivata. E’ scoppiata invece la super inflazione da materie prime, detta agflazione. Questo termine, coniato dagli analisti di Merryl Linch nel 2007, descrive una situazione rara e pesantissima. L’inflazione attesa esplode e diventa agflazione a causa di aumenti a sorpresa riguardanti prezzi ‘esterni’, riferiti a beni solitamente mai interessati da rialzi tanto mostruosi. L’effetto ‘bomba’ stavolta viene causato dai prezzi assurdi raggiunti da prodotti minerari, servizi energetici, prodotti semilavorati e derrate alimentari. Che, in alcuni casi, sono gravati pure dai costi della deglobalizzazione. Una scelta suggerita ad imprese da vari settori per accadimenti imprevisti, quali la pandemia e il conflitto tra Russia e Ucraina.
Sì a Piazza Affari ma senza euforie
FTSE Mib guadagna il 6,2%, nella prima settimana del 2023 e siamo tutti contenti. Ma vediamo ora, con il cambio euro dollaro a 1,0525, cosa si aspettano gli esperti per le prossime settimane sul nostro listino. Innanzitutto meno euforia, molta volatilità e molti pericoli in agguato. Dunque meglio non seguire i trend ma effettuare acquisti ragionati su titoli scelti e studiati a fondo. E poi si aspettano una ripresa del mercato obbligazionario Europe e Paesi Emergenti, per chi è a caccia di bond con un buon rapporto rischio/rendimento. Soprattutto nei settori finanza ed energy. Su Piazza Affari occhi aperti al massimo, suggerisce l’analista indipendente Massimo d’Ambrosio “Non lasciamoci prendere dall’euforia e diamo un’occhiata ai volumi di scambi di questi giorni festivi. Sono molto scarsi, sono performance già viste nel 2003 e nel 2009, seguite poi da ripiegamenti e una discesa dei mercati compresa fra il 20 e il 30%”. Dunque a dispetto di tanti D’Ambrosio è leggermente negativo da qui a marzo-aprile e molto guardingo sui titoli energetici italiani (ma anche tedeschi).
Tra le azioni italiane più vivaci della settimana appena chiusa ricordiamo Pirelli (+13,7%), Enel (+11,4%) e Interpump (+10,9%). Hanno brillato anche i bancari, da UniCredit (+10,8%) a Banco Bpm (+9,2%). Niente da fare invece per Tenaris (-3,1%), Erg (-3,1%) e Diasorin (-3%). Tra i best performer a Wall Street ricordiamo Neptune Technologies (da 0,31 a 0,6 dollari), AEHR Test Systems (da 20,52 a 22,795), Cadiz Inc (da 2,57 a 3.1), che sono da monitorare anche per la prossima ottava.
Lo stock picking a Wall Street
A proposito di titoli esteri, è scoppiata la polemica sui tecnologici operativi nell’ e-commerce, riferiti a società che avevano assunto un esercito di personale durante la pandemia. Mentre in altri settori a dicembre crescono i posti di lavoro (+ 235.00 nel settore privato Usa), nell’hi-tech licenziano: Salesforce, colosso dei software CRM e cloud computing, operativo in 36 Paesi, lascia a casa 7mila addetti su 79 mila. E peggio fa Amazon. Gli analisti però sono divisi. Alcuni sostengono che si tratti di una crisi passeggera e valga la pena di scommetterci sopra per il futuro. Altri ritengono che per ora sia meglio scappare. L’amministratore delegato di Amazon Andy Jassy in effetti ha deluso, annunciando un rafforzamento dei tagli da 10 a 18 mila proprio due giorni fa. Perciò Amazon è un titolo molto controverso, in questi giorni sta combattendo su un supporto molto delicato che si trova in area 80 dollari. Ha fatto un minimo la settimana scorsa a 81,69, ora trova in una fase di rimbalzo. “Vediamo se supererà la resistenza a 89-90 dollari” sostiene D’Ambrosio. “Superando questo target, si potrebbe ipotizzare un’ascesa verso quota 100. Altrimenti è meglio considerare una gamba ribassista, con target intorno ai 69-67 dollari. “ Dunque, prosegue l’analista torinese, diamo un’occhiata ai grafici di altre società americane interessanti: per esempio, Gamestop, Gartner Group, General Electric, Genuine Parts, Hanesbrands e Hasbro.