Finanza

Milano anello debole d'Europa, Ftse Mib chiude l'ottava con -0,4% ma da gennaio perde il 10%

Dopo l'accelerata di fine novembre, le Borse Europee chiudono la settimana con numeri fiacchi o negativi. Il Ftse Mib scivola a --0,4%, il Dax non riesce a finire sopra lo 0,1%. Appena positiva Parigi (+0,4%), si prepara ad accogliere il 15 dicembre prossimo la conferenza Macron-Biden sulla pace, alla quale potrebbe aderire il ministro russo Lavrov. Si avvicina il redde rationem per Piazza Affari, che al momento segna una perdita secca del 10% da gennaio 2022 e non convince gli investitori internazionali. Gli italiani sono pervasi da un cupo pessimismo. Non solo perché la recessione economica è alle porte ma gli stipendi medi nazionali sono del 12% più bassi rispetto a quelli europei. Ma perché arrivare a fine mese, è sempre più difficile, con le tredicesime rinviate a Capodanno in molte aziende del settore privato e i prezzi dei carburanti in nuova risalita. Il petrolio Wti in sette giorni è salito del 6,5%, il Brent quota il 4% in più. E il tanto sbandierato embargo sul prezzo del petrolio russo, parte azzoppato dal gran rifiuto di Putin. E dall'aumento frenetico di nuovi armatori che saranno pronti a venderlo al miglior offerente da qui a gennaio, il mese del grande freddo e degli affari d'oro.

Fuga di capitali in Usa

Molti investitori stanno smobilizzando le posizioni in Europa per puntare diritto sugli Usa, dove il rendimento del bond decennale è sceso sotto il 3,6% e il dollaro quota al livello di agosto 2022. In questi giorni in Florida e California tutti spendono ai massimi per i consumi personali e frenano un pochino sul real estate. Il mercato del lavoro tiene, i sussidi di disoccupazione sono scesi più del previsto, segno che l'economia statunitense accelera. Mentre da noi aumenta la povertà, dilaga il lavoro precario e la corsa dei prezzi non si ferma. Sul fronte pubblico la spesa per interessi sui titoli di stato continua ad essere ancora alta (220 milioni di euro) anche se il fabbisogno dello Stato è minore di un anno fa, sceso a 8,4 miliardi dai precedenti 9,7 miliardi di euro.

Dunque chi può se ne va e trasferisce aziende e negozi oltreoceano. Ma anche le tiepide coste della Spagna stanno attirando capitali italiani e tedeschi. Gli oligarchi russi in fuga hanno scelto Lugano e Dubai per portare i capitali e aspettare la fine della guerra, mente gli Ucraini affollano il Kazakistan. Il terzo conflitto mondiale non dichiarato ha sicuramente prosciugato gli arsenali occidentali. Attualmente sta creando un fiume di lavoro in Usa per i grandi produttori di armi, mezzi corazzati e di missili. Mentre per noi il Fondo Monetario Internazionale annuncia mesi e mesi di recessione.

Regalo di Natale amaro per big del web e 'dinosauri'

Il governo Meloni raccoglie il lavoro fatto dal governo Draghi, portando il deficit dell'Italia a 63,5 miliardi invece dei 100 miliardi di un anno fa, una cifra che a solo dirla ci dava il mal di testa. Vedremo ora come sarà rivista la spesa nazionale col varo della Legge di Bilancio, che sarà in discussione nei prossimi giorni. La sensazione è, visto il tonfo di Tim a Piazza Affari (con perdite superiori al 7%), che la Meloni potrebbe anche decidere di 'staccare la spina' ad alcuni 'rami secchi'. O di non attaccarla affatto ai ben noti 'dinosauri', quei gruppi in agonia cronica in vari settori, dai trasporti al banking. Sembrerebbe pronta a partire lancia in resta, invece, contro i big del web: colossi che, nel corso degli ultimi tre anni non avrebbero pagato la bellezza di 36 miliardi di tasse a livello globale, grazie alla domiciliazione a Singapore, Irlanda e Isole Cayman. 

Il portafoglio dell'Immacolata

Milano anello debole d'Europa e Italia tagliata fuori dai giochi politici dei grandi: è un dato di fatto, anche se noi e il numero uno dell'economia, il vitaminico ministro Giancarlo Giorgetti, stentiamo a crederci. Mentre a Parigi si preparano i faccia a faccia tra le grandi potenze, pure la nostra Borsa arranca. Il trend rialzista del mese scorso è stato sostituito da una fase laterale che crea solo nervosismo. Tra i titoli peggiori della settimana ci sono ancora una volta i colossi bancari come Unicredit (-4,5%) e Banco Bpm (-3,6%). Mentre tra i migliori svettano Iveco (+3,4%), Fineco (+ 2,5%) e Recordati, in rally oltre il 3%. I piccoli investitori tengono gli occhi puntati su titoli come Credit Suisse, Eni e Stellantis, che nell'ultimo mese hanno accumulato perdite. O come Blackstone, che cerca di arginare i riscatti. Gli operatori del settore si aspettano una leggera correzione della Borsa di Milano fino all'8 dicembre, poi è possibile un aggiustamento al rialzo fino al 15 dicembre. Da metà mese il mercato, che attualmente oscilla intorno ai livelli obiettivo 24-25.000 punti, potrebbe subire una nuova correzione che potrebbe trascinarsi fino ai primi di gennaio. 

La fiacca delle piazze continentali tenta gli investitori a correre ai ripari, con varie alternative. Comprare Enel, per esempio e qualche buon farmaceutico. Oppure piccoli bilocali nei paraggi della nuova sede di Goldman Sachs, che si sposta armi e bagagli da Londra a Milano, per sfruttare i vantaggi fiscali in arrivo. Ferrante Zurla suggerisce di investire su Unieuro. Ma senza 'incasinare il portafoglio', avverte l'analista di Sos Trader, Pietro di Lorenzo. Oltre ai bond americani c'è il Bitcoin (il cui prezzo ha superato la media mobile a 21 giorni, dunque dopo il livello 17000 usd, si punta sul rialzo a 17.600. Altrimenti si può scommettere su uno scivolone poderoso, a 15.400 usd.  Sempre per diversificare, attenzione alla debolezza dello yen che ha ormai raggiunto il livello di guardia. La Bank of Japan ha già però annunciato un imminente cambio della sua strategia. Volendo dedicarsi al forex, la speculazione sui cambi, i cross da tenere d'occhio sono euro/dollaro, sterlina/dollaro e dollaro/yen giapponese.