30 Novembre 2022
Ue guagliò. L’Unione europea, sempre tendente verso l’asse franco-tedesco, per una volta tutela l’Italia. E lo fa su una delle eccellenze del Paese: la pizza napoletana. Grazie a Coldiretti c’è un disciplinare di produzione che riguarda ingredienti, metodi di preparazione e cottura e un regolamento di esecuzione Ue prevede che il nome “pizza napoletana” non potrà essere utilizzato da chi non si attiene alle procedure.
“Il nome pizza napoletana”, spiegano da Coldiretti, “potrà essere utilizzato sulle confezioni o nei menu di ristoranti e pizzerie in Italia e nell’Unione europea solo se saranno garantite alcune caratteristiche relative alla preparazione, come le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, le modalità di farcitura, la cottura esclusivamente in forno a legna a una temperatura di 485 gradi e l'altezza del cornicione di 1-2 cm, con il controllo di un ente terzo di certificazione. Ma i limiti riguardano anche l'utilizzo di materie prime di base, che per le loro peculiarità non possono che essere di provenienza nazionale, come l’olio extravergine d’oliva, il basilico fresco, nonché la mozzarella di bufala campana Dop e la mozzarella tradizionale Stg, esclusive per la variante con formaggio a pasta filata. Altri ingredienti necessari nella preparazione della pizza napoletana sono i pomodori pelati e/o pomodorini freschi, che evidentemente potranno dare nuovo slancio alla produzione di pomodoro nazionale, notoriamente riconosciuto per la sua grande qualità”.
“Qualora la pizza napoletana non corrisponda al disciplinare di produzione sarà considerato un illecito, sul quale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) è già al lavoro per dettagliare gli aspetti tecnici per aggiornare le relative disposizioni sanzionatorie inerenti alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari”, prosegue Coldiretti. “Il nuovo regolamento, che entra in vigore il 18 dicembre, offre la possibilità di migliorare la trasparenza verso i consumatori sulla produzione di un piatto simbolo del made in Italy, mettendo in sicurezza la sua meritata fama internazionale, proprio alla vigilia del quinto anniversario dell’iscrizione dell'arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 6 dicembre 2017”.
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