Finanza

Ftse Mib positivo (+1,56%) nell'ultima settimana di ottimismo sui mercati

Ftse Mib positivo ((+ 1,56%) nell’ultima settimana di ottimismo sui mercati. Monta infatti la preoccupazione tra gli operatori per le previsioni negative che fioccano dalle principali case di investimento. L’indice di riferimento di Piazza Affari ha recuperato il 12,45% nell’ultimo mese e potrebbe anche azzerare la variazione negativa, che sfiora - 9% da un anno a questa parte. Sono tutte positive le chiusure degli altri indici, dall’Italia All Share al Mid e small Cap fino allo Star, ma il gap 2022 da recuperare per molti nomi quotati in questi mercati è a due cifre.  Dunque qualcuno sta pensando, giustamente, al delisting.

Nuove tensioni su alluminio e rame

Piazza Affari ha ripreso a brillare subito dopo le elezioni americane di metà mandato, fa notare Ferrante Zurla di Solutionfortrading.com, autore di un sistema di trading automatico innovativo (vedi grafico). Anche lui è tra gli esperti che consigliano i piccoli risparmiatori di agire con molta prudenza. In queste settimane conviene tenere d’occhio il FtseMib ma anche, come sempre, l’andamento dello S&P 500, del Nasdaq, del prezzo del petrolio Wti e del gas naturale. Al quale si aggiungono ora quelli di metalli come alluminio e rame. La cui evidente scarsità potrebbe causare lo stop di innumerevoli produzioni e impianti.

In attesa del rapporto Svimez 2022 che verrà presentato lunedì prossimo a Roma con analisi del Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, la Lombardia - regione ‘locomotiva’ dell’Italia - si interroga a Milano sul suo futuro da qui al 2030 alla presenza dei ministri economici, del numero uno di Confindustria e degli ad dei più importanti gruppi nazionali. Che non arrivano certo col sorriso sulle labbra.

Anche se lo spread (il differenziale tra il rendimento dei nostri Btp decennali e quelli tedeschi detti Bund) si è ridotto, l’economia italiana non sembra destinata a star meglio di quella europea e mondiale nel prossimo anno. Anzi potrebbe quasi azzerare la crescita, a causa dei prezzi delle materie prime energetiche saliti alle stelle. Già oggi sono molti i settori nei quali il prezzo dei prodotti finiti è ritoccato settimana per settimana proprio in relazione a questa tematica, per esempio il tessile-abbigliamento.  Sconfessare i guru della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale che danno per certi un Pil 2023 negativo al -0,5% nelle economie occidentali e allo 0,8% nei Paesi Emergenti non sarà facile. Pure la Cina avrà le sue difficoltà e la sua corsa sarà oltremodo rallentata.

Previsioni sul Brent: quoterà 92 dollari nel 2023

Possiamo solo sperare sulla promessa diminuzione dell’11% a proposito di tariffe energetiche, dopo un rally 2020 pari al 60%. Per il petrolio Brent la media dei prezzi nel 2023 dovrebbe oscillare intorno ai 92 dollari al barile, un livello molto alto se si considera che il prezzo medio nell’ultimo quinquennio è stato pari a 60 dollari.

La colpa di questa situazione esplosiva potremmo darla alla Federal Reserve o alla Bce. O meglio ancora a entrambe. Le banche centrali più potenti del pianeta hanno semplicemente alzato gli scudi troppo tardi, non credendo possibile l’avverarsi di un conflitto mondiale che si combatta al minimo e  su un teatro di guerra limitato, ma avendo effetti devastanti e in tutto il globo. Perciò l’aumento dei tassi di interesse per ora è difficile arrestarlo e il calo degli utili societari si fa sentire. Se il conflitto non si arresterà, la valanga dei licenziamenti conseguente al rialzo ovunque e a oltranza del costo del denaro sarà inarrestabile.

Nessuno ad oggi può dire quando si potrà avviare un tavolo negoziale tra le parti. Fino ad allora dobbiamo però aspettarci che ogni mese i prezzi dei prodotti alimentari crescano. E che al rincaro per guerra si aggiungerà quello derivante da nuovi problemi metereologici in arrivo in Sud America e Africa meridionale. Nel primo trimestre del 2022 i prezzi degli alimenti sono saliti mediamente del 12-15%. Quelli del grano oggi sono cresciuti del 24% rispetto a un anno fa.

La hot list di titoli per movimentare il portafoglio

Per chi ha deciso di movimentare il portafoglio, dunque, le scelte meno rischiose sono sempre le stesse: le obbligazioni investment grade con giudizio tripla A e i  fondi azionari internazionali nei settori biotecnologie, finanza, energy e industrial. Tra i titoli esteri più raccomandati in questi giorni ci sono Hugo Boss (rating positivo di Baader Bank), Allied Properties Real Estate Investment (suggerita da BMO capital). Bayer Ag è indicata da DZ Bank insieme a Gain Therapeutics e al colosso Deere & Company.

Su Piazza Affari Banca Akros ha espresso un giudizio buy su Erg (target price 39 euro), Leonardo (target price 15 euro), Banca Generali (potrebbe salire a 33 euro) e Generali (fair value 18,50 euro). Bestinver scommette su Telecom Italia (target price 0,68 euro), mentre Intesa San Paolo ha nel mirino Avio (target price 11,50), Piaggio (fair value 3,10), Sanlorenzo (target 40,60). Bene A2a con il giudizio positivo di Equita che consiglia anche Defence Tech Holding. Altri titoli da acquistare sono Campari (buy di Ubs). Mentre secondo Mediobanca faranno bene Chn Industrial (target a19,20 euro), Enel  (fair value a 7 euro), e Leonardo (target 12,50 euro).