Bankitalia, l'allarme su crescita e inflazione: "Scenari migliori? Solo nel 2023"
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco: "L'aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese"
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, a Palazzo Koch, presenta oggi, martedì 31 maggio 2022, un bilancio su costi e inflazione in Italia che, agli occhi di molti, appare tutt'altro che rassicurante. Le restrizioni anti-Covid prima e la guerra in atto in Ucraina oggi continuano a far sentire il loro peso sull'economia del nostro Paese. Economia che era già in crisi prima della pandemia e del conflitto tra Kiev e Mosca. Visco è diretto: da un parte presenta i numeri e dall'altra sembra mandare un invito, ovvero quello di non farsi illusioni. L'inflazione infatti, in Italia e non solo, resterà ancora alta, per poi calare solamente il prossimo anno, nel 2023.
Bankitalia, Visco: "Inflazione calerà nel 2023"
"L'inflazione, che in tutte le economie ha in larga parte riflesso i rialzi dei corsi delle materie prime rimarrebbe elevata, per poi calare nel 2023", afferma il numero uno di Bankitalia. "Questo scenario si basa su ipotesi relativamente favorevoli riguardo ai prezzi e alla disponibilità di beni energetici e alimentari, ipotesi che dipendono strettamente dagli sviluppi del conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni nei confronti della Russia". Dunque, secondo Ignazio Visco, "non è trascurabile il rischio che il rallentamento dell'attività, anche per l'evoluzione ancora incerta della pandemia, risulti più marcato".
"L'aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese", afferma. "L'azione pubblica può redistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future, non può annullare l'impatto d'insieme per quanto riguarda le famiglie, gli interventi calibrati in funzione della loro condizione economica complessiva anziché dei redditi individuali risultano più efficaci nel contrastare le ripercussioni dell'inflazione sulla disuguaglianza", aggiunge l'esperto.
Visco poi spiega che "le aspettative non si discostano significativamente dal 2 per cento e, a differenza di quanto è accaduto negli Stati Uniti, la dinamica delle retribuzioni dell'area è sinora rimasta moderata, anche se in alcuni paesi sono state avanzate richieste di recuperi retributivi di elevata entità". Infine conclude: "Se queste si risolvessero in aumenti una tantum delle retribuzioni il rischio di un avvio di un circolo vizioso tra inflazione e crescita salariale sarebbe ridotto".